annientamento

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  1. deeproller
     
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    «Eravamo in quattro: una biologa, un'antropologa, una topografa e una psicologa, Io ero la biologa. Stavolta eravamo tutte donne, scelte come parte del complesso insieme di variabili che governava l'invio delle spedizioni. La psicologa, che aveva qualche anno più di noi, fungeva da comandante. Ci aveva messo tutte sotto ipnosi per attraversare il confine, di modo che restassimo calme».


    «La nostra missione era semplice: continuare l'indagine governativa sui misteri dell'Area X, muovendo lentamente in avanscoperta dal campo base».


    «E' impossibile anche comprenderne la bellezza, e quando vedi la bellezza nella desolazione qualcosa dentro di te cambia. La desolazione cerca di piantare radici nel tuo intimo».


    «Secondo i nostri superiori, troppe informazioni condivise avrebbero distorto le nostre osservazioni. Ma io sapevo per esperienza quanto fosse vano quell'obiettivo, quel tentativo di eliminare il pregiudizio. Nulla che vivesse e respirasse era davvero oggettivo: nemmeno nel vuoto, nemmeno se il cervello avesse obbedito unicamente al desiderio di immolarsi per la verità».


    «Vi direi i nomi delle altre tre, se fosse importane, ma solo la topografa sarebbe durata un paio di giorni in più. E poi, ci avevano sempre vivamente sconsigliato di usare i nomi: dovevamo concentrarci sulla nostra missione e "lasciare a casa qualunque dato personale". I nomi appartenevano al luogo da cui venivamo, non alle persone che eravamo durante le missione nell'Area X».


    «Dove giace il frutto soffocante che giunse dalla mano del peccatore io partorirò i semi dei morti per dividerli con i vermi che...».


    «La mia voce sarà parsa più tranquilla dei pensieri che mi passavano per la testa perché reagirono senza esitazione. Senza tradire dal tono di aver visto l'eruzione elle spore sul mio viso. Mi ero avvicinata così tanto. Le spore erano così minuscole, così insignificanti. Partorirò i semi dei morti».


    «Il resto del tempo lo trascorsi sopra un pino, il binocolo puntato verso la costa e il faro. Mi piaceva arrampicarmi. Mi piaceva anche l'oceano, e trovavo che stare a guardarlo avesse un effetto calmante. L'aria era così pulita, così fresca, mentre il resto del mondo era com'era sempre stato nell'epoca moderna: sporco, stanco, imperfetto, in esaurimento, in guerra con se stesso. Laggiù, il mio lavoro mi era sempre parso un futile tentativo di salvarci da ciò che siamo».


    «All'epoca io stavo cercando l'oblio, e cercavo in quei volti assenti, anonimi, anche nei più penosamente familiari, una specie di innocua fuga. Una morte che non significasse essere morti».


    «Andavamo avanti così, ognuno prigioniero dei propri bisogni».


    «Amavo soprattutto fingere di essere una biologa e spesso a furia di fingere diventiamo una discreta copia di ciò che imitiamo, anche se solo alla lontana».


    «Ci sono certi tipi di morte che non andrebbero rivissuti, certi tipi di legame così profondi che quando si spezzano ne avverti lo strappo nell'intimo».


    «La brillante, umida, lucentezza del nuovo».


    «Qualunque cosa fosse successa nell'Area X, mio marito non era tornato. Non davvero».


    «Le ombre dell'abisso sono come petali di un fiore mostruoso che sboccerà all'interno del cranio e allagherà la mente dell'uomo oltre ogni limite sopportabile...».


    «Non avevo mai parlato con le rane; odiavo umanizzare gli animali».


    «Mi sentivo al tempo stesso libero e prigioniero come non ero mai stato. Mi pareva di poter fare qualsiasi cosa purchè non mi dispiacesse essere osservato».


    «Riuscite a immaginare cosa provai in quei primi istanti, quando sbirciai in quello spazio buio e lo vidi? Forse sì. Forse lo avete sotto gli occhi proprio adesso».


    «E' così che follia del mondo prova a impossessarsi di te: penetrando dall'esterno, costringendoti a vivere nella sua realtà».


    «Mi ami, uccello fantasma? Hai bisogno di me, uccello fantasma?
    Io lo amavo ma non avevo bisogno di lui, e secondo me era giusto così. Un uccello fantasma può essere un falco in un posto, un corvo in un altro, dipende dalle situazioni. Il passero che un mattino sfreccia nel cielo azzurro il mattino dopo può trasformarsi in volo in un falco pescatore. Così era la vita in questo posto. Non c'erano ragioni così potenti da prevalere sul desiderio di essere in armonia con le maree e il passaggio delle stagioni e i ritmi che governavano tutto quello che mi circondava».


    «Perché continuavano a mandarci? Perché continuavamo ad arruolarci? Quante bugie, quanta incapacità di affrontare la verità. L'Arena X ti cambiava la testa, anche se non aveva ancora cambiato la mia. Continuava a tornarmi in mente il verso di una canzone: Tutto questo sapere inutile».


    «Eri una fiamma. Eri una fiamma che mi bruciavo lo sguardo. Una fiamma che vagava sulle pianure salmastre, attraversando il villaggio in rovina. Una fiamma che bruciava lenta, un fuoco fatuo, che fluttuava nella palude, fra le dune, fluttuava, fluttuava, non come una creatura umana ma come un essere libero e fluttuante...».


    «Sei giorni dall'arrivo al campo base e una persona muore, due sono già cambiate, e la quarta invece è in crisi? Io lo definirei un disastro».


    «...ma sia che marcisca sotto terra o sui veri campi in superficie, in alto mare o nell'aria stessa, tutto giungerà alla rivelazione, e a pascersi, nella conoscenza del frutto soffocante e la mano del peccatore esulterà, perché non c'è peccato nell'ombra o nella luce che i semi dei morti non possano perdonare...».


    «Su di me aveva scritto questa sola frase enigmatica: "Il silenzio genera la propria violenza"».


    «La parola "annientamento" era seguita da "per indurre al suicidio immediato"».


    «Mi sentivo intrappolata tra due futuri, anche se ormai avevo deciso di viverne uno. Ormai restavo solo io».


    «Sapevo che quegli elementi erano destinati soltanto a me. Non c'erano frasi affettuose, ma io capivo anche da quel pudore. Sapeva quanto odiassi le parole come amore».


    «I semi piantati nell'ombra avranno un'eleganza e una compassione che faranno sbocciare fiori scuri, e i loro denti divoreranno e nutriranno e annunceranno il passaggio di un'epoca...».


    «Mi rendo conto che tutti questi ragionamenti sono incompleti, inesatti, imprecisi, inutili. Se non ho vere risposte è perché non sappiamo ancora cosa chiederci. I nostri strumenti sono inutili, i nostri metodi approssimativi, le nostre motivazioni egoistiche».


    «Questa parte l'affronterò d sola, lasciandovi qui. Non mi seguite. Ormai sono molto lontana, e sto viaggiando a gran velocità».


    «Sarà sempre esistito qualcuno come me, ce seppelliva i corpi, che aveva rimpianti, che andava avanti quando tutti gli altri erano morti?
    Sono l'ultima vittima dell'undicesima e della dodicesima spedizione.
    Non tornerò a casa».

    libro di Jeff VanderMeer




    asko



    Edited by deeproller - 2/7/2015, 18:56
     
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