memoria delle mie puttane tristi

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  1. pïnkman
     
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    «Anche la morale è una questione di tempo».


    «Lei domandò allarmata: Cos'è che vuoi provare a te stesso? Niente, le risposi, ferito nel punto che più mi doleva, so benissimo quello che posso e non posso fare. Lei disse che i grandi professori sanno tutto, ma non tutto: gli unici Vergini che ormai rimangono nel mondo siete voi nati ad Agosto».


    A quarantadue anni mi ero recato dal medico con un dolore alla schiena che mi disturbava nel respirare. Lui non vi attribuì importanza: è un dolore naturale alla sua età, mi disse. «In questo caso» gli dissi io «è la mia età a non essere normale».


    «In quel periodo sentii dire che il primo sintomo della vecchiaia è che si comincia ad assomigliare al proprio padre».


    «Il fatto è che i primi cambiamenti sono così tardi che si notano appena, e si continua a vedersi dentro come si era sempre stati, ma gli altri se ne accorgono da fuori».


    «L'ispirazione non dà preavvisi».


    «Sapevo che non sarebbe mai diventato amore, ma l'attrazione satanica che esercitava su di me era così ardente che cercavo di trovare sollievo in qualsiasi femminella mi trovassi davanti».


    «Il mondo avanza. Sì, gli dissi, avanza, ma girando intorno al sole».


    «Maledizione, pensai, com'è sleale il rossore!».


    «Mi venne da pensare che una delle piacevolezze della vecchiaia sono le provocazioni che si permettono le amiche giovani che ci credono fuori servizio».


    «La mia unica spiegazione è che così come i fatti reali si dimenticano, alcuni che non si sono mai prodotti possono anche inserirsi tra i ricordi come se fossero stati».


    «Non dimenticai mai il suo sguardo cupo mentre facevamo colazione: Perchè mi hai conosciuta così vecchio? Le risposi la verità: L'età non è quella che si ha ma quella che si sente».


    «Constatavamo per l'ennesima volta che chi non canta non può neppure immaginare cosa sia la felicità di cantare».


    «Grazie a lei affrontai per la prima volta il mio essere naturale mentre trascorrevano i miei novant'anni. Scoprii che l'ossessione che ogni cosa fosse al suo posto, ogni faccenda a suo tempo, ogni parola nel suo stile, non era il premio meritato di una mente in ordine, ma tutto il contrario, un intero sistema di simulazione inventato da me per nascondere il disordine della mia natura. Scoprii di non essere disciplinato per virtù, ma per reazione alla mia negligenza; di sembrare generoso per nascondere la mia meschinità, di passare per prudente solo perché sono malpensante, di essere arrendevole per non soccombere alle mie collere represse, di essere puntuale solo perché non si sappia quanto poco mi importa del tempo altrui».


    «Scoprii, insomma, che l'amore non è uno stato dell'anima ma un segno dello zodiaco».


    «Presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo non sono gli amori felici bensì quelli contrastati».


    «Ne prenda atto: i pazzerelli tranquilli anticipano l'avvenire».


    «La fama è una signora molto grassa che non dorme con te, ma quando ti svegli è sempre lì a guardarti ai piedi del letto».


    «Il sesso è la consolazione che si ha quando l'amore non basta».


    «Così iniziai a capire che non obbediva ai miei ordini, ma aspettava l'occasione per farmi piacere».


    «Ragazza mia, siamo soli nel mondo».


    «Cominciai a leggerle Il piccolo principe di Saint Exupéry, un autore francese che il mondo intero ammira più dei francesi».


    «Passai anche una settimana senza togliermi la tuta da meccanico né di giorno né di notte, senza farmi un bagno, senza radermi, senza lavarmi i denti, perché l'amore mi aveva insegnato troppo tardi che ci si rassetta per qualcuno, ci si veste e ci si profuma per qualcuno, e io non avevo mai avuto qualcuno per farlo».


    «Avevo sempre creduto che morire d'amore non fosse altro che una licenza poetica. Quel pomeriggio, di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma anche che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d'amore. Però mi resi pure conto che era valida la verità contraria: non avrei mai cambiato con nulla al mondo le delizie della mia sofferenza».


    «Fui felice di risponderle la verità affinché non vi credesse: Ammalato d'amore. Lei disse: Peccato che non lo sia per me! Io le ricambiai la cortesia: Non ne sia così sicura».


    «Ho sempre sostenuto che la gelosia ne sa più della verità».


    «È impossibile non finire per essere come gli altri credono che uno sia».


    «E sostenni il suo sguardo con un coraggio di cui non mi ero mai creduto capace».


    «Non morire senza aver provato la meraviglia di scopare con amore».


    «A partire da allora cominciai a misurare la vita non per anni ma per decenni. Quello dei cinquanta era stato decisivo perché avevo preso coscienza che quasi tutti erano più giovani di me. Quello dei sessanta era stato il più intenso per il sospetto che non avessi più tempo per sbagliarmi. Quello dei settanta era stato temibile per una certa eventualità che fosse l'ultimo».


    «C'era una stella sola e limpida nel cielo color di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati».

    libro di Gabriel Garcia Marquez

    asko

     
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0 replies since 12/9/2014, 15:00   219 views
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