léon

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  1. ƒorelsket
     
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    Mathilda: «La vita è così dura... solo quando si è bambini?».
    Léon: «È sempre così».


    [Prima di fare irruzione nell'appartamento] «Adoro questi brevi momenti di quiete prima della tempesta. Mi riportano sempre a Beethoven. Riesci a sentirlo ?! È come... quando poggi l'orecchio sull'erba. Riesci a sentirla crescere, riesci a sentire l'interno che passsssa! Ti piace Beethoven?! Adesso te lo faccio sentire...».

    (Stansfield.)


    [Dopo aver ucciso la moglie e la seconda figlia] «Avevamo detto mezzogiorno... Per il mio orologio, è già passato un minuto... A te non piace affatto Beethoven. Non sai che ti perdi. Overture come queste mi stimolano la circolazione del sangue. Così dirompenti. Ma dopo, se devo essere sincero, tende a diventare un po' schifosamente noioso. Per questo mi sono fermato! Eheheheh! [...] Tu sei un fan di Mozart. Anche a me piace molto. Adoooro Mozart! Era austriaco, sai? Ma per questo genere di lavoro... è un tantino troppo leggero. Così tendo a preferire musicisti più violenti... Prova con Brahms, anche lui è bravo».

    (Stansfield.)


    Mathilda: «Come ti chiami?».
    Léon: «Léon».
    Mathilda: «Che nome cazzuto!».


    Léon: «Come ti chiami?».
    Mathilda: «Mathilda».
    Léon: «Mi dispiace per tuo padre».
    Mathilda: «Se non lo faceva qualcuno, probabilmente un giorno o l'altro l'avrei fatto io stessa».
    Léon: «Tua madre, lei...».
    Mathilda: «Non era mia madre! E mia sorella tanto lei voleva solo dimagrire, ma non c'era riuscita più di tanto. Non era nemmeno la mia vera sorella, solo la mia sorellastra e non era neanche un gran che come metà». [Mathilda inizia a piangere]
    Léon: «Se non potevi soffrirli perché piangi?».
    Mathilda: «Perché hanno ucciso il mio fratellino! Lui che diavolo c'entrava? Aveva solo quattro anni... e non piangeva mai. Si sedeva sempre accanto a me per farsi coccolare. Gli facevo più io da madre che quella maledetta porca».


    Mathilda: «Léon esattamente che lavoro fai per vivere?».
    Léon: «Le pulizie».
    Mathilda: «Vuoi dire che sei un sicario?».
    Léon: «Sì».
    Mathilda: «Forte».


    Mathilda: «Hai pulito qualcuno?».
    Léon: «Niente donne, niente bambini. Questa è la regola».
    Mathilda: «Quanto costerebbe assumere qualcuno per fare fuori quelle carogne che hanno ucciso mio fratello?».
    Léon: «5000 a testa».
    Mathilda: «A-ah? Allora facciamo così: io lavoro per te e, in cambio, tu mi insegni a pulire. Uhm? Che ne dici? Io ti rassetto casa, vado a fare la spesa, ti faccio persino il bucato. Affare fatto?».
    Léon: «No, niente affare fatto».
    Mathilda: «Che cosa vuoi che faccia? Io non ho dove andare».
    Léon: «Hai avuto una giornata pesante. Va' a letto, ne parliamo domani, va bene?». [Mathilda annuisce]


    Léon: «Dormito bene? Perfetto; perché dopo colazione devi partire».
    Mathilda: «Per dove?».
    Léon: «Non è un problema mio».
    Mathilda [scrive qualcosa su un pezzo di carta e lo dà a Léon]: «Leggilo».
    Léon: «Uh...».
    Mathilda: «Tu non sai leggere».
    Léon: «Sto imparando, ma ho avuto parecchio lavoro ultimamente, così... sono rimasto un po' indietro. Che c'è scritto?».
    Mathilda: «Ho deciso cosa voglia fare nella mia vita. Voglio fare le pulizie».
    Léon: «Vuoi fare le pulizie? [dandole una pistola] Ecco, prendila. È il mio regalo d'addio. Va' a pulire... ma non con me! Io lavoro da solo, capito? Da solo!».
    Mathilda: «Bonnie e Clyde non lavoravano da soli, Thelma e Louise non lavoravano da sole, e sono stati i migliori».


    Léon: «Mathilda, non fare mai più una cosa del genere o ti spacco la testa. Sono stato chiaro?».
    Mathilda: «Ok».
    Léon: «Io non lavoro così. Non è da professionisti. Esistono delle regole».
    Mathilda: «Ok».
    Léon: «E smettila di dire ok a tutto! Ok?».
    Mathilda: «Ok!».


    Mathilda: «Ami la tua pianta, non è vero?».
    Léon: «È la mia migliore amica. Sempre felice, niente domande ed è come me, vedi? Senza radici».
    Mathilda: «Se l'ami davvero, dovresti piantarla in mezzo ad un prato in modo che le metta le radici».
    Léon: «...Già».
    Mathilda: «È me che devi innaffiare se vuoi che cresca».


    «Il fucile è la prima arma che si impara ad usare perché ti permette di mantenere una certa distanza dal cliente. Più ti avvicini a diventare professionista, più riesci ad avvicinarti al cliente. Il coltello per esempio, è l'ultima cosa che si impara».

    (Léon.)


    Poliziotto 1: «Noi sappiamo che lei è un uomo molto occupato perciò cercheremo di essere il più sintetici possibile. Ora se vuole spiegarci esattamente che cosa è successo».
    Stansfield: «L'uomo era qui. Ha preso la pistola. Bang! Gli abbiamo sparato».
    Poliziotto 2: «Dov'erano esattamente i ragazzi?».
    Stansfield: «Non lo so! Sarebbero dovuti essere a scuola, non crede?».
    Poliziotto 1: «Ma nel suo rapporto ha detto di essere stato il primo ad entrare, non ha visto i ragazzi?».
    Poliziotto 2: «La porta era sfondata, che è successo? Avete seguito la procedura?».
    Stansfield: «Ehi, ho perso un uomo valoroso qui. Che cazzo volete ancora da me?».
    Poliziotto 2: «Collaborazione».
    Stansfield: «Io non ho tempo per queste stronzatelle da poliziotto! Volete collaborazione? Venite nel mio ufficio. Stanza 4602». [Intanto Mathilda, nascosta, ha sentito tutto, capendo che è stato lui a uccidere la sua famiglia]


    «Mai in faccia. Se non riescono a riconoscere il cliente non ti pagano».

    (Léon.)


    Mathilda: «Segua quella macchina blu!». [dove si trovava Stansfield]
    Tassista: «E immagino che vuoi che metta la sirena al massimo e passi col rosso, eh?».
    Mathilda [porgendogli i dollari]: «No, devi guidare piano, prendere i 100 bigliettoni e chiudere quella cazzo di bocca, ok?!».


    Mathilda: [Mettendo dei soldi sul tavolo] Ecco qui. Sono per un lavoro. Ventimila, giusto? Si chiama Norman Stansfield, è nella stanza 4602 nel palazzo della narcotici al 26 di Federal plaza».
    Léon: «Non posso accettare».
    Mathilda: «Perché?».
    Léon: «Troppo rischioso».
    Mathilda: «Mi presteresti l'attrezzatura solo per oggi?».
    Léon: «Non presto mai la mia attrezzatura. [Prende una pistola a tamburo dalla borsa e la posa sul tavolo] Hai la tua pistola, usala. Fammi un favore: non sparare più dalla finestra, ok?».
    Mathilda: «Perché sei così cattivo con me? Vai in giro tutto il giorno ad ammazzare gente di cui non te ne frega niente ma non vuoi uccidere quei bastardi che hanno distrutto la mia famiglia?».
    Léon: «La vendetta non è una buona cosa, credimi. È meglio dimenticare».
    Mathilda: «Dimenticare?! Dopo aver visto la sagoma di mio fratello disegnata per terra ti aspetti che io dimentichi?! Io voglio uccidere quei figli di puttana! Voglio fargli saltare quelle cazzo di teste!».
    Léon: «Le cose non rimangono uguali dopo aver ucciso qualcuno. La tua vita cambia per sempre. Dovrai dormire con un occhio aperto per il resto della vita».
    Mathilda: «Non mi importa niente di dormire, Léon. Io voglio amore... o morte. E basta».
    Léon: «"Amore o morte"... lasciami in pace, Mathilda, sono stanco dei tuoi giochetti».
    Mathilda: «Ho un grande gioco. Rende le persone più simpatiche, e le fa pensare. È il gioco che piace a te. [Carica la pistola con tre proiettili e fa ruotare il tamburo] Se vinco mi tieni con te, per tutta la vita».
    Léon: «E se perdi?».
    Mathilda: «Andrai a fare spese da solo, come prima».
    Léon: «Perderai, Mathilda... c'è un proiettile in canna, l'ho sentito».
    Mathilda: «E allora? A te che ti frega se finisco con un proiettile in testa?».
    Léon: «Niente...».
    Mathilda: [Con le lacrime agli occhi] Spero che tu non stia mentendo... spero veramente che dentro di te non ci sia amore... perché se c'è... se hai un po' di amore per me... credo che in pochi minuti ti pentiresti di non aver detto niente. [Si punta la pistola alla tempia] Ti amo, Léon».
    [Léon dà una manata alla pistola che fa partire un colpo, distruggendo una lampada]
    Mathilda: «Ho vinto».


    Mathilda: «Ho finito di crescere. Sto invecchiando».
    Léon: «E per me è il contrario: sono grande abbastanza, ho bisogno di tempo per crescere».


    [Mathilda entra nel palazzo della DEA con un sacchetto di carta pieno di pistole, Stansfield la intercetta nel bagno]
    Stansfield: «Mmh, consegna espressa, eh? Lasciami indovinare... è cinese? Thailandese, forse? Ho trovato: cucina italiana. [inghiotte una pillola] Come ti chiami, angioletto?».
    Mathilda: «Mathilda».
    Stansfield: «Mathilda... Mathilda, voglio che tu posi per terra quel sacchetto. [Mathilda obbedisce] Bene. [Estrae la pistola] E adesso voglio che tu mi dica tutto quello che sai sulla cucina italiana, e non dimenticare il nome dello chef che mi ha preparato questo piatto».
    Mathilda: «Non mi manda nessuno, io lavoro per conto mio...».
    Stansfield: «Oh, allora è... è... una cosa... personale, giusto? Che razza di stronzata... schifosa... ho fatto, adesso?».
    Mathilda: «Hai ucciso mio fratello».
    Stansfield: «Oh... oh, mi dispiace... e tu vuoi raggiungerlo?».
    Mathilda: «... No.».
    Stansfield: «È sempre la stessa storia... è solo quando cominci a temere davvero la morte... che impari ad apprezzare la vita... A te piace la vita, tesoruccio?».
    Mathilda: «... Sì».
    Stansfield: «Ah... meno male... perché... io non provo gusto a... togliere la vita a persona alla quale non gliene importa nulla...».


    Stansfield: «Benny! Fai intervenire tutti».
    Benny: «Che vuol dire "tutti"?».
    Stansfield: «Voglio dire tutti!».


    «Ehi! Ehi! Ehi! Ma che cazzo succede? Ho detto di far fuori un uomo, non l'intero palazzo!».

    (Stansfield.)


    Mathilda:[piangendo] Non voglio perderti Léon».
    Léon: «Tu non mi perderai Mathilda. Mi hai fatto conoscere il significato della vita. Voglio essere felice, voglio dormire in un letto, mettere le radici. Non sarai più sola Mathilda».


    Léon: [ormai morente per un colpo di pistola di Stansfield]: «Stansfield?».
    Stansfield: «A tua disposizione».
    Léon [Ultime parole]: «Questo... te lo manda... Mathilda». [muore mettendo in mano al poliziotto un anello della sicura di una granata]
    [Stansfield gli apre il giubbotto-antiproiettile scoprendo che ci sono parecchie granate] Stansfield [Ultime parole]: «Merda». [Il palazzo esplode]


    Mathilda: «I miei genitori... s-sono morti in un incidente automobilistico 4 settimane fa. È stato terribile».
    Preside Margueritte McAllister: «Sai, non abbiamo avuto il tempo di conoscerci l'un l'altra la prima volta che sei venuta qui. Ma voglio che tu sappia che io non sono il genere di donna che abbandonerebbe una bambina, qualunque fosse la sua situazione, qualunque fosse il suo errore. Anzi voglio dirti che ti aiuterò e farò del mio meglio per accoglierti di nuovo tra noi. Ma a una condizione: devi smetterla di raccontarmi bugie, Mathilda. Voglio che tu provi ad avere..fiducia in me. Ora, dimmi che cosa ti è successo».
    Mathilda: «Ok. La mia famiglia è stata sterminata dagli agenti dell'Anti-Droga, a causa di un problema di roba. Io sono venuta via con l'uomo più strepitoso che esista sulla terra; era un sicario. Ma è morto stamattina... e, se lei non mi aiuta, io sarò morta entro stasera».


    «Penso che staremo bene qui, Léon».

    (Mathilda.)



    asko

     
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  2. deeproller
     
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    CITAZIONE
    Mathilda: «Come ti chiami?».
    Léon: «Léon».
    Mathilda: «Che nome cazzuto!».

    Che gran film, tra l'altro uno dei primi dvd seri che presi consapevolmente.

    e ogni tanto ho in testa la voce di Gary che sbotta: EVERYOOOOOOOOOOONEEEEEE!
     
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1 replies since 18/4/2014, 12:42   101 views
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