quentin tarantino

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  1. frãulein
     
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    ITA
    «Adoro la violenza nel cinema! Dagli spaghetti western ai film di samurai, dai film cinesi di arti marziali al filone di vendetta all'horror, la violenza mi eccita».


    «Da ragazzino sognavo o di fare l'attore o di fare il rapinatore. La rapina come gesto agonistico mi affascina. Nel cinema, beninteso».


    [Da dove è emerso Pulp Fiction?] «Dal mio amore per il filone criminale, i polizieschi, il noir. Volevo però mostrare la quotidiana banalità della violenza, che quel filone ignorava. In genere in quei film vedi uno che spara, quello che muore, taglio sulla scena seguente. In Pulp Fiction restiamo a vedere come i personaggi reagiscono di fronte alle conseguenze dei loro atti. C'è un crescendo di tensione, ma poi non te vai via, rimani lì».


    «I miei film abitano in due mondi differenti. Uno è l'universo del Quentin di Pulp Fiction e Jackie Brown, esagerati ma più o meno realistici. L'altro è l'universo del Film. Quando i personaggi dell'universo di Quentin vanno al cinema, vanno a vedere roba ambientata nell'universo del Film. Sono cioè delle finestre su quel mondo. Kill Bill è il primo film ambientato nel Mondo del Film, in cui le convenzioni e i cliché cinematografici vengono abbracciati in maniera quasi feticista, al contrario del mondo di Pulp Fiction, in cui la realtà si scontra con le convenzioni filmiche».


    [Il cinema italiano odierno] «Mi deprime. Lei forse vedrà più film italiani di me, ma quelli che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutti uguali. Non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Che cosa è successo? Me lo dica lei. Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni '60 e '70 e alcuni film degli Anni '80, e ora sento che è tutto finito. Una vera tragedia».


    «Per il cinema, amo sia Bresson che i film di kung fu. C'è una grossa differenza tra le due cose, ma io le apprezzo entrambe per quello che sono».


    «Per Pulp Fiction presi molto da cose vissute crescendo in un quartiere poco raccomandabile di Los Angeles come la South Bay. Ho visto e ascoltato parlare gente così e li ho mescolati con la mia immaginazione».


    «Se a una ragazza piace sedere in terza fila al cinema è una cosa fantastica. Potrei pensare a una relazione seria con lei, potrebbe essere l'inizio di una storia molto lunga».


    «Se un film d'azione funziona veramente, lo spettatore dovrebbe volere vestirsi come il suo eroe. Dopo aver visto Chow Yum-Fat in "A Better Tomorrow Part II", di John Woo, comprai immediatamente un lungo impermeabile, degli occhiali da sole e me ne andavo in giro con uno stuzzicadenti in bocca. Ogni volta che un personaggio è veramente "cool" in un film, tu vorresti vestirti come lui o bere la birra che beve lui: pensavo che Kevin Costner fosse così fottutamente tosto in "Bull Durham", che ho bevuto Miller High Life per un bel po'!».


    «Si tratta di "Inglorious Bastards", su cui lavoro da anni. È ambientato al tempo dello sbarco americano in Normandia, ma è in sostanza uno spaghetti western nella Francia occupata dai nazisti».


    «So che non raggiungerò mai il livello della sequenza finale de Il buono, il brutto, il cattivo, che è perfetta: ci proverò, ma non credo ci riuscirò mai. Però sognare è legittimo».


    Intervistatore: «Per buona parte di "Death proof" lei inquadra i piedi di Jungle Julia (Sydney Tamilia Poitier) da ogni angolazione. Sono belli come quelli di Uma Thurman?».
    Quentin Tarantino: «Beh, sono belli, grandi, affusolati. Ma piano con i paragoni, i piedi non sono interscambiabili».
    Intervistatore: «Ma lei l'ha scelta per quelli?».
    Quentin Tarantino: «No, era tutto il pacchetto che mi interessava, anche le gambe che non finivano mai. Nella richiesta di casting avevo chiesto "spirito d'amazzone"».
    Intervistatore: «A proposito di casting: è vero che ha chiesto alle aspiranti di presentarsi al provino con gli shorts e le infradito?».
    Quentin Tarantino: «Certo, sono un gentiluomo, non avrei mai potuto chiedere di venire nude».


    «Quello che tento sempre di fare è di usare le strutture che vedo nei romanzi e applicarle al cinema. Per un romanziere non è un problema cominciare una storia dalla metà. Ho pensato che, se si riuscisse a concepire un sistema cinematografico analogo, sarebbe molto eccitante».


    «La violenza fa parte di questo mondo e io sono attratto dall'irrompere della violenza nella vita reale. Non riguarda tizi che ne calano altri dall'alto di elicotteri su treni a tutta velocità o terroristi che fanno un dirottamento o roba simile. La violenza della vita reale è così: ti trovi in un ristorante, un uomo e sua moglie stanno litigando e all'improvviso l'uomo si infuria con lei, prende una forchetta e gliela pianta in faccia. È proprio folle e fumettistico, ma comunque succede: ecco come la vera violenza irrompe irrefrenabile e lacerante all'orizzonte della tua vita quotidiana. Sono interessato all'atto, all'esplosione e alla sua conseguenza».


    «Per me la violenza è un soggetto del tutto estetico. Dire che non ti piace la violenza al cinema è come dire che al cinema non ti piacciono le scene di ballo».


    «Non credo di predicare alcun tipo di morale né di diffondere un messaggio in particolare, ma, con tutta la ferocia dei miei film, io penso che comunque si arrivi a una conclusione morale. Per esempio trovo molto toccante e profondo da un punto di vista morale e umano ciò che succede tra Mr. White e Mr. Orange alle fine de "Le iene"».


    «Se non riesco a far parlare i personaggi, allora rinuncio. Se sono io a far parlare tra loro i personaggi allora sono fandonie e fasullaggini. Diventa eccitante quando un personaggio dice qualcosa e io penso: "Wow, ha detto proprio così? Non sapevo che avesse una moglie o che si sentisse così!"».


    [Making of Kill Bill] «C'è un brano bellissimo di Zamfir, che suona il flauto di Pan, inserito in una scena cruciale del film e nei titoli di coda. Quando me la fecero ascoltare pensai: "È fantastico". "Un misto tra stile samurai giapponese, Sergio Leone e Ennio Morricone". "Questa fusione si addice all'essenza stessa del film"».


    [Making of Kill Bill] «Nel Volume 1 ci sono le domande, nel Volume 2 le risposte. I due film sono molto diversi tra loro. È bello avere l'occasione di sottolineare questo aspetto. Il primo film crea l'intelaiatura che fa da supporto anche al secondo film. Secondo molti il film non ha una storia consistente. È un film incentrato su una vendetta. Meglio di così! La protagonista si vendica di cinque persone che l'hanno ferita. Ha segnato i loro nomi su una lista e li elimina uno alla volta. Ecco l'essenza della storia. Potrei impreziosirla con altri spunti, ma non sarebbe onesto. Non sopporto quel genere di film. Eliminiamo gli elementi superflui e troviamo il coraggio di raccontare un film di vendetta».


    [Making of Kill Bill] «Per un'intera generazione che non conosce "Kung Fu", "La corsa della morte" o "I cavalieri dalle lunghe ombre", non sarà ricordato come David Carradine, ma come Bill. Per me sarà sempre Kwai Chang Caine e sarà sempre Bill».


    «I film violenti non trasformano i bambini in persone violente. Possono trasformarli in registi violenti, ma questa è un'altra faccenda».


    «Se lo chiedete a mia madre, lei vi dirà che il mio programma televisivo preferito in assoluto era "Batman", ne ero ossessionato. Adesso non mi piace un granché, ma ricordo che quando ero piccolo ne andavo pazzo».


    «A Hollywood puoi venire da qualsiasi posto, non hai bisogno di un diploma. Nessun diploma mi ha fatto avere un ingaggio come attore o uno come regista. A loro non interessa chi sei e da dove vieni: devi riuscire ad avere il primo lavoro, è dura ma allora sei sulla buona strada. Il resto sta a te, qualunque cosa hai da offrire».


    «Quando le persone mi chiedono se ho frequentato una scuola di cinema, io dico, no, sono andato al cinema».








    ENG
    «If a girl likes to sit in the third row at the movies, that's great. I could be serious about that girl; it could be something that could last for a long time».


    «If an action movie is doing its job, you should want to dress like the hero. After I saw Chow Yun-Fat in John Woo's A Better Tommorrow, Part II, I immediately bought a long coat and glasses and walked around with a toothpick in my mouth. Any time a character is really cool in a movie, you should want to dress like him or drink the beer he drinks. I thought Kevin Costner was so fucking cool in Bull Durham that I drank Miller High Life for a while».


    «I guess what I always trying to do is to use the structures that I see in novels and aplly them to cinema. A novelist is nothing of starting in the middle of story. I thought that if you could figure out a cinematic way to do that, it would be very exciting».


    «Violence is part of this world and I am drawn to the outrageousness of real life-violence. It isn't about lowering people from helicopters on to speeding train, or about terrorists hijacking something or other. Real life-violence is you are in a restaurant and a man and his wife are having an argument and all of a sudden the guy gets so mad at her, he picks up a fork and stubs her in the face. That's really crazy and comic-bookish – but it also happens; that's how real life comes kicking and screaming into your perspective in real life».


    «To me, violence is a totally aesthetic subject. Saying you don't like violence in movies is like saying you don't like dance sequences in movies».


    «I'm not trying to preach any kind of morals or get any kind of message across, but for all the wildness that happens in my movies, I think that they usually lead to a moral conclusion. For example, I find what passes between Mr. White and Mr. Orange at the end of Reservoir Dogs very moving and profound in its morality and its human interaction».


    «If I can't get the characters talking, then I ain't gonna do it. If it's me making the characters talk to each other, then that's phoney baloney. It becomes exciting when a character says something and I'm like, "Wow, he said this? I didn't know he had a wife or I didn't know he felt like that!"».


    «I have loved movies as the number one thing in my life so long that I can’t ever remember a time when I didn’t».

    (Quentin Tarantino.)




    about him
    «A Quentin Tarantino interessa guardare uno a cui stanno tagliando un orecchio; a David Lynch interessa l'orecchio».

    (David Foster Wallace.)


    «Quentin Tarantino ha una quantità incredibile di energia ed entusiasmo. È così emozionante guardarlo quando è in azione e imparare da lui! È bello imparare questa enorme capacità di sintetizzare e trasmettere emozioni da uno dei maestri del cinema mondiale. I suoi set sono come 'giardinetti per bambini grandi'. Lui è così».

    (Daryl Hannah.)


    «Nei film di Quentin il confine tra personaggio positivo e negativo è sempre labile, e Bastardi senza gloria ne è un buon esempio: in Django teoricamente sono un buono, ma uccido molta più gente di quanta ne uccidessi in Bastardi senza gloria, dove ero il cattivo. La vendetta è uno dei temi ricorrenti nei film di Quentin. Personalmente, la vendetta non mi interessa granché. In una storia invece sì: aiuta lo spettatore a fare una scelta morale, a decidere da che parte stare».

    (Christoph Waltz.)


    Intervistatore: «Avevi qualche pregiudizio prima di andare sul set di un film di Tarantino?».
    Christoph Waltz: «No, nessuno. Perché se vedi tutti i suoi film, e io li visti tutti, nessuno si assomiglia con un altro. Sono tutti diversi tra loro, profondamente. Quindi la cosa che mi aspettavo è poi stata quello che è successo, le aspettative sono obsolete!».


    «You gave me my vocation back».

    (Christoph Waltz.)


    «The North Star is that one. Ta‑da!».

    (Christoph Waltz.)


    «But it all starts and ends with Quentin. But really, beyond everything I need and want to thank you for most of all is the trust that I will put your creation to good use, you silver-penned devil you! Thank you!».

    (Christoph Waltz.)


    «I went up to Quentin's house and he sat me on his tabl- A.T. A.T. his table».

    (Christoph Waltz.)


    Intervistatore: «Characterize him, define him».
    Christoph Waltz: «Quentin?».
    Intervistatore: «Yes».
    Christoph Waltz: «That's almost an extremely private thing for me. Because, I can glandy say ...Quentin really has this rockstar persona, but that's just one side. I like the other side».


    «And it’s there. And it’s strong. That’s where it’s all based, literally based, that’s where the center is. He’s not just incredibly smart. His horizon is enormous, and he can sort of fathom things or test the dark in subjects. And you say, where does he have it from? Because any research you do on subjects that he would kind of skim, opens up a new world for you. It’s a universe».

    (Christoph Waltz.)


    «My unlimited gratitude goes to Dr. King Schultz and that is, of course, to his creator and the creator of his awe-inspiring world, Quentin Tarantino… We participated in a hero’s journey, the hero here being Quentin. You scaled the mountain because you’re not afraid of it, you slayed the dragon because you’re not afraid of it, and you crossed through fire because it’s worth it. I’ve borrowed my character’s words, sorry, I couldn’t resist».

    (Christoph Waltz.)


    «Certo, Kill Bill è un film violento. Ma è un film di Tarantino. Non vai a vedere i Metallica per poi chiedere di abbassare la fottuta musica!».


    [Golden Globe 2013] «Quentin Tarantino is here, the star of all my sexual nightmares».

    (Tina Fey.)







    da terminare


    Edited by frãulein - 2/4/2013, 23:50
     
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