virginia woolf

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. :swansong
     
    .

    User deleted


    virginiawoolfquo_zps99fa8464
    IT
    [Lettera di addio al marito, Leonard Woolf] «Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so... Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe... Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi».


    «Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione “io amo”, “io odio”, “io soffro”. La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è “io” in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C’è l'amore, ma non è l’amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L’impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono».


    «L’essenza dello snobismo è che vuoi far colpo sugli altri».


    «L’umorismo è la prima qualità che va perduta in una lingua straniera».


    «Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo».


    «Perché una volta che il male di leggere si è impadronito dell’organismo, lo indebolisce tanto da farne facile preda dell’altro flagello, che si annida nel calamaio e che suppura nella penna».


    «Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici. Quando parliamo troppo, in realtà siamo a disagio. Quando urliamo, in realtà abbiamo paura. In realtà, la realtà non è quasi mai come appare».


    «Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?».


    «Se il mio cervello, distratto da un'ansia o da altra causa, deve distogliersi dalla carta bianca, è come un bimbo sperduto, che gira per casa e siede a piangere sull'ultimo gradino».


    «Perché mai è così tragica la vita; così simile a una striscia di marciapiede che costeggia un abisso. Guardo giù; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine».


    «A volte mi piacerebbe annotare quello che la gente dice, invece di descriverla. Purtroppo dicono così poco».


    «Il lavoro deve nascere da un sentimento profondo, diceva Dostoevskij. È il mio caso questo? O mi limito a inventare con le parole, mandole come le amo? No, non credo. In questo libro ho anche troppe idee. Voglio dare la vita e la morte, la saggezza e la follia; criticare il sistema sociale e mostrarlo all'opera, nel momento di massima intensità. Ma questa potrebbe anche essere una posa».


    «I personaggi non devono essere altro che punti di vista: bisogna evitare la personalità a qualunque costo. Appena si specifica l’età, i capelli ecc. s’insinua nel libro qualcosa di frivolo o di trascurabile».


    «Se non vivessimo audacemente, prendendo il toro delle corna e tremando sui precipizi, non saremmo mai depressi; ma già saremmo appassiti, vecchi, rassegnati al destino».


    «Con quanta interezza vivo nella mia immaginazione; come dipendo assolutamente da zampilli di pensiero che mi vengono mentre cammino, mentre mi siedo; cose che roteano nella mia mente, componendovi un incessante corteo, che dovrebbe essere la mia felicità».


    «Io non amo il mio prossimo. Li detesto tutti. Li rasento appena. Lascio che si rompano su di me come gocce di pioggia sporca».


    «Ho la grande e stupefacente sensazione di qualche cosa, lassù, che è “quello”. Non mi riferisco alla bellezza, non esattamente. È che la cosa basta in se stessa: soddisfacente; compiuta. È la sensazione della mia straordinarietà, di me che cammino sulla terra: dell’infinita stranezza della condizione umana».


    «Avevo appena l’idea di che cosa parlasse quel racconto. ma il sollievo di volgere la mente in quella direzione fu tale che mi sentii più felice di quanto non fossi stata per mesi».


    «Nella mia mente c’è un’irrazionale scala di valori».


    «Questo insaziabile desiderio di scrivere qualcosa prima di morire, questo senso divorante della febbrile fugacità della vita, che mi fa avvinghiare, come un uomo a una roccia, alla mia sola ancora».


    «Il mio spirito è avido soltanto di verdi campi, di sole, di vino; di starmene seduta a non far niente».


    «Eppure l’unica vita eccitante è quella immaginaria. Appena metto in moto le rotelle nella mia testa non ho più molto bisogno di soldi o di vestiti».


    «Penso a come contiamo poco, come tutti contino poco; com’è travolgente e frenetica e imperiosa la vita, e come tutte queste moltitudini annaspino per restare a galla».


    «Non scrivo con gusto o con piacere, perché devo concentrarmi troppo. Non mi viene filato, naturale, ma lo metto giù faticosamente, frase per frase».


    «Con molto sforzo scrivo due parole completamente assurde: scrivo varianti di ogni frase, compromessi, tentativi falliti, possibilità, finché il mio quaderno sembra l’incubo di un pazzo».


    «Dio, quanto soffro! Che spaventosa capacità di sentire intensamente, la mia!».


    «In fondo la conquista della cultura è di lasciare qualcosa di fatto, di solido, per sempre».


    «Provo un’impressione stranissima, ora, come se fossimo tutti coinvolti in qualche enorme operazione: la sensazione dello splendore di questa impresa – la vita: la capacità di morire: un’immensità che mi circonda. No – non riesco a esprimerla – lascerò che maturi in “un romanzo”, senza dubbio. (È così che nasce in me lo spunto da cui si coagula il libro)».


    «Penso vagamente alla possibilità di morire d’improvviso e mi dico “Beh, allora mangia, bevi, ridi e da’ da mangiare ai pesci”».


    «Credo che che vorrei, per l’avvenire, quest’esistenza più umana: dissiparmi prodigalmente tra gli amici, sentire la vastità e il gusto del vivere umano».


    «L’arte è libertà da ogni predicazione – le cose in se stesse, la frase bella in se stessa; mari sconfinati; narcisi selvatici che appaiono prima che la rondine osi».


    «Dovrei tendere a un’ampiezza e a un’intensità immense, Dovrei metterci metterci satira, commedia, poesia, narrativa. Devono esserci milioni di idee ma nessun sermone – storia, politica, femminismo, arte, letteratura – insomma, un compendio di tutto ciò che so, sento, derido, disprezzo, amo, ammiro, odio e via dicendo».


    «È facile ripromettersi di prendere appunti, ma scrivere è un’arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente. Scrivere non è per niente un’arte facile. Pensare ciò che si vuole scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là».


    «Mi viene da pensare che questo stato, questo mio stato di depressione, è lo stato abituale della maggior parte della gente».


    «Quando scrivo a pieno ritmo vorrei soltanto passeggiare e avere una vita infantile e assolutamente spontanea. La necessità di comportarmi in maniera accorta e ragionata con gli estranei mi strappa in un’altra sfera: perciò il collasso».


    «Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno».


    «Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi, rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni, che non abbia vincoli».


    «Mi sono costretta in una certa misura a rompere ogni schema e a trovare una forma inedita di essere – cioè di espressione – per ogni cosa che sento o penso».


    «Credo che pochi siano torturati come me dallo scrivere. Il mio cervello è come una bilancia di precisione: basta un granello a farlo precipitare».


    «Vecchio problema: come mantenere il volo della mente e insieme essere precisi? L’enorme differenza tra l’abbozzo e l’opera compiuta».


    «Sono una grande dilettante nell’arte della vita, decisa a succhiare la mia arancia, e poi subito via come una vespa se il boccio su cui riposo appassisce».







    EN
    «Humour is the first of the gifts to perish in a foreign tongue».


    [Lettera di addio al marito, Leonard Woolf] «Dearest, I feel certain that I am going mad again. I feel we can’t go through another of those terrible times. And I shan’t recover this time. I begin to hear voices, and I can’t concentrate. So I am doing what seems the best thing to do. You have given me the greatest possible happiness. You have been in every way all that anyone could be. I don’t think two people could have been happier ‘til this terrible disease came. I can’t fight any longer. I know that I am spoiling your life, that without me you could work. And you will I know. You see I can’t even write this properly. I can’t read. What I want to say is I owe all the happiness of my life to you. You have been entirely patient with me and incredibly good. I want to say that – everybody knows it. If anybody could have saved me it would have been you. Everything has gone from me but the certainty of your goodness. I can’t go on spoiling your life any longer. I don’t think two people could have been happier than we have been. V».

    (Virginia Woolf.)

     
    .
  2. essën
     
    .

    User deleted


    non posso che sperare di avere nell'elenco anche lei, quando inizierò a studiare letteratura inglese a marzo (:
     
    .
  3. :swansong
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (essën @ 28/12/2012, 20:59) 
    non posso che sperare di avere nell'elenco anche lei, quando inizierò a studiare letteratura inglese a marzo (:

    me lo auguro anche io per te **
     
    .
2 replies since 28/12/2012, 20:53   468 views
  Share  
.
Top