Tutti vanno via

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    Tutti vanno via



    Passeggiava come una furia. Cercava di tornare a casa o forse cercava solo di nascondersi in un luogo dove gli altri non potevano entrare.

    Aveva l'MP3 nelle orecchie e nessuna poteva fermarla, al momento. Sentiva l'adrenalina salirle facendola sentire invincibile, indistruttibile. Credeva di essere in un video musicale. La canzone giusta, l'atmosfera giusta, lei sola. La strada era deserta e lei sembrava essere l'unica superstite di un mondo che aveva conosciuto la fine.
    Quando sei felice, sembra che il mondo sia dalla tua parte. Quando sei triste o semplicemente incazzato, invece, tutto il tuo mondo viene invaso da un'onda di mare inquinato e lascia detriti e scorie. Perché succede ciò? Al momento non voleva pensarci perché stava cavalcando quell'onda anomala di mare inquinato. Ma la sensazione di superiorità svanì quando si accorse di aver calpestato cacca di cane. Il finto video musicale aveva smesso di esistere, le onde, invece di portare detriti e scorie, avevano portato cacca di cane e lei ci era finita dentro.

    Dopo aver pulito la sua scarpa destra con particolare cura e aver fatto finta di leggere due pagine di qualche libro scolastico, Mia accese il computer. Il suo computer era come il diario di Anna Frank, là c'era tutto il suo mondo! Con due semplici click, aprii la sua posta elettronica e iniziò a scrivere. La scrittura di Mia non era pretenziosa, non era ricercata o complessa. Era la semplice scrittura di una ragazza che non cercava fama, gloria o quale critica eccellente. Forse è questa la cosa, lo scrivere per sé e basta, che rende una persona scrittrice.


    29/02 -- Ed è caduta giù la depressione al posto della neve.
    E' stato steso un velo pietoso sul mio corpo. Qualcosa dentro me sta passando velocemente sul petto, ma rimane fisso. Si muove sempre nello stesso posto, troppo veloce e tutto diventa insopportabile. Eppure sto ancora respirando, ascolto ancora le canzoni, il calore della stufa.
    Cosa sbaglio? Cosa c'è che non va? Cosa cerco o cosa voglio di più? Un vuoto si staziona davvero dentro me. Sto aspettando il treno che parta da "solitudine" per arrivare a "BASTA AGONIA" ma ancora deve passare. Cosa faccio? Rimango qua seduta ad aspettarlo o scappo come faccio sempre? Non ho mai aspettato niente - ho aspettato solo persone, le persone sbagliate.
    Leggendo i vecchi ricordi mi accorgo di quante persone mi erano accanto e quanto ora mi manchino loro. Ma sono scomparsi e non so bene il perché e il come me li sono fatti scappare. In tutti questi anni ho capito una sola cosa: tutti vanno via, in un modo o nell'altro.

    Cliccò il tasto "invia" e la sua e-mail fu spedita alla persona interessata.
     
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  2. essën
     
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    l'avevo già letta... o sbaglio? Mi piace, Alex.
    Ha la semplicità giovanile e il turbamento dell'adolescenza, tutto insieme. Essì che non hai scritto tantissimo, eppure tutto qst si sente (:

    CITAZIONE
    La scrittura di Mia non era pretenziosa, non era ricercata o complessa. Era la semplice scrittura di una ragazza che non cercava fama, gloria o quale critica eccellente

    E' lo stesso modo in cui definirei la tua (:
     
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    CITAZIONE (essën @ 15/12/2012, 17:30) 
    l'avevo già letta... o sbaglio? Mi piace, Alex.
    Ha la semplicità giovanile e il turbamento dell'adolescenza, tutto insieme. Essì che non hai scritto tantissimo, eppure tutto qst si sente (:

    CITAZIONE
    La scrittura di Mia non era pretenziosa, non era ricercata o complessa. Era la semplice scrittura di una ragazza che non cercava fama, gloria o quale critica eccellente

    E' lo stesso modo in cui definirei la tua (:

    Si, qualche pezzo di averlo sicuramente già letto ma non ricordo dove e quando te l'ho fatto leggere...ù

    Volevo che questa fosse semplicemente un'introduzione, presentare solo una della parte più interessante e carina di quel che ho creato.

    Grazie Lalls. Sai, uno dei motivi per cui ho deciso di mettere qua questa mia storia è proprio per conoscere il tuo parere. Sono contento del fatto che ti sia piaciuto! (:
     
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  4. essën
     
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    Grazie Lalls. Sai, uno dei motivi per cui ho deciso di mettere qua questa mia storia è proprio per conoscere il tuo parere. Sono contento del fatto che ti sia piaciuto! (:

    Mi fa davvero molto piacere, ma tu continua a postare tt ciò che vuoi. Io leggerò sempre volentieri! (:
     
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    CITAZIONE (essën @ 15/12/2012, 17:51) 
    CITAZIONE
    Grazie Lalls. Sai, uno dei motivi per cui ho deciso di mettere qua questa mia storia è proprio per conoscere il tuo parere. Sono contento del fatto che ti sia piaciuto! (:

    Mi fa davvero molto piacere, ma tu continua a postare tt ciò che vuoi. Io leggerò sempre volentieri! (:

    Non dire così che potrei farlo davvero ahaha
    Adesso mi hai fatto venir voglia di sapere quello che pensi del primo capitolo u.u
     
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  6. essën
     
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    eddai allora xD spara!
     
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    Quando i genitori, i professori, i tuoi amici o anche la prima persona che incontri ti chiede cosa vorrai diventare da grande, vuoi o non vuoi, ti trovi sempre in seria difficoltà. È un po' come quando qualche parente che vedi raramente ti chiede se hai trovato il fidanzatino. Tu sorridi e cerchi di cambiare discorso sia perché la tua vita privata deve restare tale e sia perché sai che non c'è nessuna persona giusta accanto a te che ti faccia battere il cuore come un martello pneumatico. La stessa cosa capita quando ti chiedono cosa sogni di diventare da grande. Pensi, allora, al lavoro che i tuoi genitori volessero tu avessi, pensi a cosa il telegiornale dice e cosa conviene economicamente ma quando arriva il momento di capire il tuo vero interesse, la tua vera vocazione, scopri che c'è solo disordine nella tua testolina. Una settimana pensi di voler diventare un avvocato e salvare mille persone dalle ingiustizie della vita e della politica ma poi intuisci che essere avvocato è difficile perché l'avvocato scende a patti con il diavolo quando deve difendere chi è indifendibile. Un'altra settimana sogni di diventare neurochirurgo perché pensi che il cervello sia una delle cose più emblematiche e, al tempo stesso, più belle che esista sulla faccia della terra ma ti rendi conto di avere una responsabilità grande quanto il territorio del Canada nelle mani e allora lasci perdere anche questa carriera. Sogni, poi, di essere un professore ma hai paura di diventare come i tuoi professori noiosi e per niente innovativi, originali o almeno simpatici. Così inizi a pensare che la cosa migliore sia essere una babysitter o scappare e sposarti una persona ricca che ti mantenga. Ma, sapendo che anche questa cosa sia difficile da realizzare, parti già con l'idea di diventare un semplice operaio pubblico.

    Mia non aveva mai visto occhi del genere. Guardava quegli occhi vispi, intelligenti come se fossero da scoprire. Inoltre, erano verdi, occhi verdi come il verde fresco di un albero primaverile.
    Quell’uomo si era seduto sulla cattedra e guardava, attentamente, tutti i ragazzi nell’aula. Nessuno capiva bene cosa stesse cercando ma, accortosi degli sguardi insoliti dei ragazzi, sorrise e si presentò come il supplente di psicologia e,immediatamente, chiese ad ognuno dei suoi nuovi alunni come vedevano il loro futuro.
    «E tu?»
    «E io cosa?»
    Mia cercò di sembrare la solita ragazza persa tra le nuvole per evitare di rispondere a quella domanda fastidiosa, una domanda a cui non era mai riuscita a trovare una risposta definitiva.
    Il professore sorrise cercando di stare al suo gioco.
    «Dove ti immagini tra venti anni? Quali sono i tuoi piani?»
    «I miei piani sarebbero quelli di vedere il mondo. Scoprire persone, luoghi, sapori a me estranei. Ma questi sono i miei piani...!»
    Il professore fece una faccia divertita perché sapeva bene che era difficile portare avanti dei "piani". Le persone sono così: si porta avanti solo poco e non quello che, a volte, veramente interessa, appassiona perché la strada è piena di pericoli.
    «Una volta, quando avevo la vostra età circa, pensai di poter scrivere un libro. Sì,pensai di poter iniziare a scrivere un bel libro e poi, compiendo 30 anni, migliorarlo grammaticalmente e aggiungere qualche altro tema. Infine dovevo portarlo ad una casa editrice e dire: questo è il mio libro. Ricordo ancora come volevo chiamarlo: Il mondo chiuso in una stanza! Sapevo anche cosa dire, come presentare il mio manoscritto. Il primo capitolo iniziava così: Non voglio dire che ho dei problemi! Non voglio fare come tutti gli adolescenti e piangere sulla propria vita ma voglio solo sfogarmi. Poi capii che quell'inizio era un po' troppo da sfigati... e sapete cosa? Non lo volevo nemmeno scrivere un libro! Troppi impegni e io mi scoccio facilmente delle cose. Mi scorderei i nomi dei protagonisti e dimenticherei anche le cose... forse cadrei anche nel banale! Volevo solo scrivere, basta. Al giorno d'oggi, ormai pensiamo che dobbiamo seguire delle linee, delle strade. Pensiamo che il nostro destino sia già scritto nelle stelle ma non è così ragazzi. Tutto è imprevedibile nella vita. Una mattina ti svegli e pensi di poter diventare il capo del mondo e, il giorno dopo, pensi di non poter diventare nessuno.»
    Senza rendersene conto, il professore aveva ceduto già un pezzo di sé a quei ragazzi di cui non conosceva nemmeno il nome.
    «Dovete solo seguire le vostre passioni. Fare un lavoro che vi soddisfi, chi vi renda felici e pensare a ciò che potete creare con il vostro operato. Perché, anche il lavoro più umile, può rendere felice una persona.»
    Mia rimase affascinata ascoltando quelle parole e, senza nemmeno accorgersene, iniziò a pensare a tutti i mestieri del mondo e al loro fine.
    Un cantante? Segue la propria passione e canta per sé stesso, per dire al mondo ciò che prova.
    Un professore? Ha voglia di far conoscere agli altri ciò che conosce e scoprire anche cose nuove, conoscere anche sé stesso attraverso i ragazzi.
    Un operatore ecologico? Pulisce ciò che la gente lascia a terra come se il suolo pubblico fosse una grande pattumiera e rende la città un posto più pulito.
    Un agricoltore? Coglie i frutti che la natura offre per poter dar da mangiare a tutti.
    «Si, ma al giorno d'oggi è così per pochi.» - intervenne un ragazzo della seconda fila - «Mia madre è una segretaria e penso che la sua passione non era quella di rispondere a telefono ogni minimo minuto.»
    Tutti acconsentirono e fecero cenno di sì con la testa immedesimandosi in quel discorso.
    «Ragazzi, a volte, succede che bisogna scendere a compromessi. Non tutti ricevono quello che nella vita vogliono ma bisogna trasformare ciò che è brutto in qualcosa di spettacolare. Anche voi odiate stare a scuola ma questa è una sfida per voi: trasformare sei ore di noia in qualcosa di utile e divertente!»

    Suonò la campanella e la giornata poteva dirsi conclusa. Per gli alunni era così. Una volta finita la scuola, finiva una giornata se non c'era qualche progetto dopo. Tutti corsero verso quella porta che sembrava portare alla strada libertà ma Mia rallentò il passo perché aveva voglia di parlare con quel professore.
    «Non è vero. Io non voglio visitare il mondo. Insomma, mi piacerebbe ma io ho altre prospettive, altri orizzonti da raggiungere.»
    Il professore, che stava mettendo la tracolla in spalla, si fermò guardando negli occhi color nocciola della ragazza.
    «Perché non lo hai detto prima?»
    «Non tutti capiscono.»
    «Sicura? Forse sottovaluti le persone..»
    «O forse è lei che le sopravvaluta.»
    Mia conosceva, con sicurezza, i suoi compagni, li conosceva meglio del professore.
    «Comunque benvenuto!»

    Aperta la porta di casa, un odore di cucinato le invase il naso. Lasciò cadere lo zaino a terra e, dopo essersi tolta il cappotto nero, Mia si diresse in cucina. La monotonia del pranzo era sempre la solita. Lei, seduta a capotavola perché sin da piccola era il suo posto, la sorella accanto a sinistra,il padre a destra e il fratello di fronte. Da quando la madre era andata via, erano due i posti che erano rimasti vuoti.
    «Quando si mangia?»
    Era sempre Marco quello ad avere il possesso del telecomando e della parola.
    «Quando vedrai il piatto pieno!»
    Rispose Mia che vedeva tanto evidente la cosa.
    Era sempre così in quella casa: se non litigavano Mia e Marco, allora lo facevano Marco e Marta. Erano i litigi che tenevano viva quella casa sennò, negli attimi di tregua, regnava il silenzio.
    Il padre, sorridendo, portò la pentola sulla tavola. Era sicuro che la pietanza sarebbe stata ben accettata da Marta.
    Il signor Bianchi era diventato, ormai, un uomo tuttofare. Mentre prima le sue preoccupazioni erano quelle di portare il pane a casa, lavorare e aggiustare le cose rotte in casa, adesso erano diventate anche il cucinare e il portare i figli da tutte le parti. Fortunatamente era Marta ad occuparsi delle altre faccende domestiche.
    «Tortellini in brodo?»
    Marco vide nella pentola fumante cosa c'era e non fu felice di scoprire qual'era il piatto forte del giorno, così anche Mia mentre, come previsto dal padre, Marta fu la prima a servirsi da sé riempiendo il suo piatto.
    «Papà, ma non lo vedi il sole che splende il cielo? Credi che stia scendendo la neve che prepari il brodo?»
    Marco continuava a protestare.
    «La prossima volta ti alzi e prepari tu da mangiare, facciamo così?»
    Mia guardò prima il fratello e poi il padre che discutevano sempre sulle stesse cose. Una cosa insopportabile.
    Una volta aver finito di mangiare e aver pulito, Mia si chiuse nel bagno restandoci per almeno venti minuti.


    01/03 -- Sono certa del fatto che, quando hanno fatto una selezione, hanno sbagliato. Non dovevo finire in questa famiglia, in questo corpo, in questa città.
    Sai, indosso gli occhiali. Non so se te lo abbia già detto o no, ma sono costretta ad indossare gli occhiali. Con gli occhiali non è che la mia vista sia peggiorata o migliorata. Vedo qualche pixel di più ma non è che riesca davvero a leggere dentro le persone. Il fatto che io stia crescendo poi, non migliora le cose. Sai, vorrei solo crescere, scappare via di casa e iniziare a guidare auto come nei videogiochi. Però vorrei essere di nuovo piccola, d'altronde i piccoli non sanno che il mondo fa schifo. Odio chi mi dice che non è così. Arriva un guru saggio e buono e mi dice che tutto sarà ripagato a tempo dovuto ma io non posso vivere solo con una teoria, a parole siamo tutti bravi. NON mi viene in mente niente per cui lottare.
    Amici? Tutti da buttare. Famiglia? Preferibilmente da cambiare. Sogni? Tutti da tener chiusi in un cassetto. Voglia di vivere? Pari alla mia voglia di studiare. Voglio solo un po' di pace. Non mi va di vivere così.
    «High above the chimney tops thats where you'll find me. Somewhere over the rainbow bluebirds fly and the dream that you dare to, why, oh why can't I?»
    «Lassù in alto, sulle cime dei camini , è proprio lì che mi troverai. Da qualche parte sopra l'arcobaleno volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare, perché, perché io non posso?»
    (Somewhere Over The Rainbow - Il mago di Oz)

    Fu un semplice click a far apparire, subito, una casella giallina sullo schermo del computer: messaggio inviato!
     
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  8. essën
     
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    Quando i genitori, i professori, i tuoi amici o anche la prima persona che incontri ti chiede cosa vorrai diventare da grande, vuoi o non vuoi, ti trovi sempre in seria difficoltà. È un po' come quando qualche parente che vedi raramente ti chiede se hai trovato il fidanzatino

    CITAZIONE
    quando arriva il momento di capire il tuo vero interesse, la tua vera vocazione, scopri che c'è solo disordine nella tua testolina.

    penso che tu abbia centrato il mio problema. e ti distrugge ti snerva ti corrode e ti indebolisce non sapere che ne farai della tua vita...

    CITAZIONE
    (Somewhere Over The Rainbow - Il mago di Oz)

    ok, vuoi farmi innamorare? a parte che amo il mago di Oz (il primissimo di Fleming) ma poi la canzone è stupenda! (oltre che utilizzata per una pubblicità della fiat croma, con Jeremy Irons *ç*)

    ora più seriamente: è scritto bene, magari qualche ripetizione ma penso che sia lo stile così; perchè, correggimi se sbaglio è come un corso dei pensieri e non essendo un trattato universitario, i pensieri corrono liberi e si ripetono anche per farsi ricordare meglio

    ...secondo me il libri di D'Avenia ti hanno fortemente influenzato e direi in bene (: insomma il prof "diverso" la ragazza un pò problematica e una classe a prima vista un pò "amorfa" ... benebene
    Vuoi sapere a chi penso quando leggo dei tuoi personaggi?
    Mia
    e per il prof vorrei appioppargli un attore che mi piaccia ma è ancora troppo persto, per cui scrivi ancora appena puoi! xD
    Ottimo lavoro Alex!
    ps. a me i tortellini piacciono sempre e cmq!
     
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    penso che tu abbia centrato il mio problema. e ti distrugge ti snerva ti corrode e ti indebolisce non sapere che ne farai della tua vita...

    Ultimamente anche io sto riscontrando questo problema e volevo farlo rendere evidente con questo personaggio che mi sta a cuore. Una ragazza forte, indipendente, che non ha peli sulla lingua eppure con mille colori dentro sè.
    Mi ha fatto piacere di aver centrato un problema che, ormai, penso affligga molte persone. Io, ogni settimana, cambio opinione. Una volta voglio essere un professore, un'altra volta uno psicologo, un'altra volta uno psichiatra... e, in più, tutti si aspettano qualcosa perciò, boh, attualmente sono afflitto da un periodo "paura futuro" xD

    CITAZIONE
    ora più seriamente: è scritto bene, magari qualche ripetizione ma penso che sia lo stile così; perchè, correggimi se sbaglio è come un corso dei pensieri e non essendo un trattato universitario, i pensieri corrono liberi e si ripetono anche per farsi ricordare meglio

    ...secondo me il libri di D'Avenia ti hanno fortemente influenzato e direi in bene (: insomma il prof "diverso" la ragazza un pò problematica e una classe a prima vista un pò "amorfa" ... benebene

    Ogni capitolo è diviso da momenti, pensieri e alla fine c'è una e-mail da mandare a qualcuno di anonimo.
    Mi ripeto spesso e questo non è un problema, è un PROBLEMONE. Non so perchè lo faccio ma esce in una maniera quasi spontanea. Comunque devo davvero provare a non ripetermi perchè è da sfigati, a volte, ripetersi.
    Aahhahah si, D'Avenia mi ha influenzato però non so... ahahahahahah

    No, Lalls, no. A chi vai paragonando la mia Mia? (xD) Non era Alexis Bledel la ragazza che avevo in mente per Mia. Dai, andando avanti, voglio capire se capisci a chi mi sono ispirato.

    ps. odio profondo per i tortellini u.u ahahahah

    Grazie Lalls per aver commentato ;D Mi fa piacere leggere critiche e lodi.
     
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  10. essën
     
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    È Alexz la tua Mia ...
     
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    Ahahahahah nella vita sì, qui no (parte musica strana per il colpo di scena) ahahahahah
     
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10 replies since 15/12/2012, 17:09   119 views
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