calpestando pezzi di vetro.

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  1. ´glycerine
     
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    INTRO

    Circa un anno fà ho cominciato a scrivere quello che mi passava per la testa sino ad arrivare a realizzare qualcosa che avesse un senso logico per quanto riguarda almeno quelle piccole cose tipo...spazio e tempo.
    All'improvviso un raptus, non sò, fatto sta che ho cancellato tutto mantenendo solo l'incipit che è quello che vado a postarvi ora.
    C'è la possibilità che continui, dipende dal tempo che ho .-.



    Listening, Supergrass - Sad Girl


    Faceva cosi caldo li dentro. Forse per le fiamme scure che s’intravedevano nel caminetto o forse per il fumo che delicato usciva dalle sue labbra. Si avvicinò alla finestra scansando con la mano la pesante tenda che non le permetteva di guardare fuori. Poi la poggiò sul marmo freddo del davanzale e prima di sedersi lo percorse con l’indice. C’era troppa polvere. Da li osservava la stanza. Era troppo grande da quando a viverci non erano più due sorelle. Si poteva definire consumata, ma non vissuta.
    Nel poggiare la testa al vetro della finestra si accorse che c’erano goccioline d’acqua che nevroticamente cadevano verso il basso e allora concedette uno sguardo all’esterno, come per fargli un favore. Pioveva da due giorni e ai lati delle strade l’acqua scorreva senza che nessuno potesse fermarla. C’era gente ovunque, troppa gente. La folla non le era mai piaciuta. La folla che ha sempre qualcosa da dire ma che alla fine non dice nulla. Sotto gli ombrelli sempre i soliti volti, persone senza espressione, quasi privi d’anima. Poi all’improvviso la porta della camera si spalancò e quel suono interruppe i suoi pensieri, se mai stesse veramente pensando a qualcosa. Non ne era certa. Un omone grosso era li sul varco. Sembrava cosi stanco. Stanco di cosa non si sa. Non aveva mai lavorato molto il caro Thomas. Per sua grande fortuna il padre aveva inventato una di quelle “stronzate che fruttano” come diceva lui e alla morte aveva ereditato tutta la sua fortuna compresa quella villa in cui abitavano. Non era mai stata di suo gradimento, “troppo all’antica” pensava, ma era troppo pigro per guadagnarsene una da solo.
    La cena era pronta. Un’ altra volta sarebbe scesa dalle scale. Avrebbe preso il suo piatto e avrebbe unito le mani per pregare verso quel Dio che giorno dopo giorno si stava prendendo tutto lasciando a lei solo le briciole di quella che sarebbe potuta essere una vita. Si diresse verso la porta, la chiuse e lentamente si chiuse a chiave.
    Si riaffacciò alla sua finestra e ricominciò a guardare fuori mentre di sottofondo c’era un padre che voleva essere ascoltato. Detestava ascoltarlo, lo detestava perché parlava sempre e solo quando non era il momento.
    Si girò a guardare la porta. Le urla erano finite e lei cadde a terra in lacrime. Il vuoto della notte andava avanti lento ma inesauribile mentre lei a stento riusciva a stare in piede da un po’ di tempo. Sapeva fingere bene la ragazza ma ora era stanca. Stanca della finzione, della delusione, stanca perché ormai non aveva più un vero scopo nella vita. Si sentiva estranea a tutto e a tutti. Quella sensazione di essere morti con la consapevolezza di respirare però, giusto quello. Quella voglia di giacere sul pavimento freddo senza dover pensare a nulla, senza ricordare il passato, senza vivere il presente, senza trovare un futuro. Sapeva Dio cosa saremmo diventati? Quale materia senz'anima? Aveva troppe domande. Troppe e senza risposte. E’ questo che pensò mentre era attaccata alla grondaia di casa. Per andare dove di preciso non lo sapeva neanche lei, ma sicuramente lontano da li. Lontano forse anche da se stessa. Forse quelle risposte voleva trovarsele da sola. E dal giardino si mise ad ammirare casa, perchè in fin dei conti quella era la sua casa e ora, dopo tutto questo tempo, si chiedeva se prima o poi l'avrebbe mai rivista.

    Edited by ´glycerine - 8/7/2012, 17:06
     
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  2. ´glycerine
     
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    Ho scritto qualcosina in più, la posto prima di perderla!

    Listening, Creedence Clearwater Revival – Bad Moon Rising



    Ora riusciva a intravedere i primi raggi di luce. Li sentiva sulla pelle mentre camminava a miglia e miglia da casa. Non provava dolore, né rimpianto. Forse in un’altra occasione si, ma ora era certa di fare la scelta giusta. Dalla tasca del giubbotto tirò fuori una Chesterfield blu e l’accese. Poteva sentire il calore dentro di sé, poteva sentirsi bruciare e le andava bene perché era cosi che si rendeva conto di essere viva. La strada dormiva mentre le sue scarpe sbattevano contro l’asfalto grigio, appesantite. Una falcata grande, anche se lenta, le aveva permesso di fare parecchia strada e la musica che usciva dalle sue cuffie di tenerla sveglia. Faceva freddo e quei jeans neri attillati le si erano congelati addosso. Doveva fermarsi altrimenti era certa che si sarebbe spezzata in due dal freddo. Fece pochi passi prima di notare una grossa insegna bianca che diceva “Paradise Burger, la tavola calda che ti manda in paradiso”. Non era il massimo ma ora le andava bene qualsiasi cosa. Gettò il mozziccone a terra e sbuffando entrò.

    “Don't go around tonight, well, it's bound to take your life, there's a bad moon on the rise….”

    Le note più o meno stonate della radio rimbombavano in quel locale ma nessuno si degnava di prestar loro attenzione.
    “- C’è un bagno? –“
    Dietro al bancone c’era una signora in carne sulla cinquantina che masticava una gomma a bocca aperta come Jill non aveva mai visto fare prima. I suoi capelli rossi cotonati erano coperti da un orrido cappellino con su disegnato un hamburger con le ali. La donnona non dava cenno di interesse mentre, silenziosa, la guardava. Alzò lentamente lo sguardo e alzando un sopracciglio indicò un cartello alla sua destra.
    “- Niente ordine, niente cesso -“
    “ – Un bicchiere d’acqua allora.– “
    La finta rossa scosse la testa e poi le fece cenno di sedersi.
    Sospirando si diresse verso il tavolino indicato, poggiò la borsa vicino a lei sul divanetto e guardò fuori dalla vetrata. Non c’era una macchina in giro e in quel posto c’erano si e no sei persone. La bambina del tavolo di fronte la guardava incuriosita dalle braccia del padre che la tenevano stretta.
    “ – Salve sono Dean e oggi sarò bla bla bla. Cosa le porto? –“
    La ragazza si girò di colpo e vide un giovane con lo stesso stupido cappello.
    “- Cosa? -”
    “ – Allora, ha deciso? – “ rise.
    “ – I-io – “ tirò fuori dallo zaino un portafoglio mezzo sgarato e con l’indice cominciò a cercare fra le monetine qualcosa che poteva avere un valore complessivo di almeno un dollaro. Ma non ci riusci.
    “ – Ti va bene se intanto porto un muffin? – “
    “- Ma io devo solo. Si va bene -” s’interruppe rassegnata Jill.
    La ragazza si alzò e si diresse immediatamente verso il bagno. Il cameriere nel frattempo era tornato al tavolo con un muffin in mano che posò vicino al portafoglio.
    Quando Jill tornò lo ammirò per un bel po’. Pendeva da una parte e la crema, di un colorito decisamente non naturale, era tutta colata sul piattino. Alzò lo sguardo e vide il ragazzo sorridere mentre alzava le spalle. Al primo morso pensò fosse pessimo ma il secondo era senz’altro peggiore. Finita quella massa indeforme aspettò che la miss “so solo masticare a bocca aperta” se ne fosse andata prima di prendere la borsa e dirigersi verso la porta. Uscita da quell’ orrenda tavola calda girò l’angolo tenendo la borsa stretta a sé pensando che forse avrebbe dovuto trovare un modo per fare qualche soldo.
     
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  3. gypsÿ
     
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    Come frammento la prima ff è davvero ... particolare. Ben scritta, e non avendo (al momento) un suo verso, messa così potrebbe essere un qualcosa che si possa dedicare a tutte quelle persone che pensano al suicidio.
    Un modo per cercare di comprendere cosa essi possano provare e perchè si siano dati la morte a tal riguardo
    CITAZIONE
    La folla che ha sempre qualcosa da dire ma che alla fine non dice nulla

    E poi questa citazione è giusta, decisamente giusta. concordo

    La seconda è interessante per lo stile "bad things of America" o cmq ha quell'accenno da inizio film horror, chissà sarò solo io, ma la tavola calda non è mai un luogo ben visto e la tua ff la dice lunga xD

    e mi piace che citi le canzoni, anche io lo faccio. Mi aiuta a entrare nella scena, ascoltando sul momento l'i-pod (:
     
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  4. ´glycerine
     
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    Ho scritto la seconda parte pensando alla prima quindi penso che continuerò su questa strada come un'unica ff, vedrò cosa ne uscirà! Grazie comunque per il commento e di essere venuta a leggerla :love:
     
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3 replies since 6/7/2012, 18:39   53 views
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