she is not what it seems

x-men first class

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    capitolo 1.
    -Tu non sei una mutante. Non dovresti essere qui.
    Occhi di ghiaccio, sguardo fermo e una storia dolorosa da raccontare.
    -No. Non lo sono.
    Occhi caldi, sguardo smarrito e una storia nascosta da cercare.

    -Allora non dovresti essere qui.
    -Non sono una mutante, non sono una minaccia per te.
    -Anche se lo fossi, non avresti speranze.
    Lei sorride ingenuamente -Ah sì, scusami …
    Lui si avvicina, indossa un lupetto nero aderente. -Sono Eric.
    Porge la mano. La donna ricambia, ma una fitta le percorre il polso fino a toccare il suo bracciale in metallo.
    -Il tuo potere ...
    -Sì. Il tuo polso verrà tagliato come burro. Non dovresti essere qui, non per una buona ragione. Chi ti manda?
    -Io conosco Charles Xavier …
    -Non mentirmi!
    -Io … io, è lui! Lui mi ha detto di venire qui!
    Un filo di sangue macchia il tappeto. Scorre, fino a bagnare la mano dell’uomo, che fin’ora non aveva mai lasciato quella flebile della donna.
    -Non puoi dimostrarlo.
    -Eric! Fermo, devi lasciarla!
    -La conosci?
    Charles Xavier entra, come sempre per bloccare il suo amico Eric Lensherr.
    -Come Eric, non te lo ha detto? Sono io ad averla condotta qui.
    L’uomo con lo sguardo di ghiaccio, addolcisce la smorfia in completa sbadataggine.
    -Ah-
    -Te lo ha detto vero? Dio, cosa devo fare con te!
    La presa fa meno male. Il bracciale molla la presa, e con esso la mano di Eric abbandona quella della donna.
    -Scusa. Non mi fido di nessuno.
    Non sa trovare una scusa migliore. Non ne sa inventare.
    -Sono io a dovermi scusare. Non dovevo fidarmi di te.
    La donna lo accusa con lo sguardo. Stringe forte il polso, per fermare la perdita di sangue.
    -Come potevo fidarmi, di un uomo che vive per la vendetta, che è stato autore di altrettanta morte. Non controbattere! Non puoi giustificarti con la morte di tua madre …
    -Sei una telepate?! Come osi entrarmi nella testa!
    Eric le si scaglia contro. La sua mano completa la circonferenza del collo della giovane.
    -Sei fortunata a non avere anche una collana!
    Le soffia sul volto senza pietà.
    -Scusami, io non lo faccio apposta, non so controllarlo!
    Lo sguardo è diverso. Le pupille minuscole lasciano spazio all’innocenza del color miele dei suoi occhi.
    -Raccontala a qualcun altro!
    -Eric! Fermo, calmati! Lei non sa chi è.
    L’uomo si volta. Ora guarda la donna dritto in viso, a un palmo.
    -E’ vero?
    -Sì Eric.
    Afferma Xavier per lei.
    -Non ha una storia. O meglio forse c’è l’ha ma non se la ricorda. Non ha alcuna memoria al riguardo.
    -Ha perso la memoria? E’ questo il suo potere?
    Chiede Eric scettico. Lascia andare la presa, continua a guardarla.
    -Sì Eric, lei dimentica la sua vita per dispensare di quelle che le stanno accanto. Come io e te abbiamo ricordi della nostra infanzia, lei ne ha di vite differenti, tutte diverse. Le esperienze che si accumulano durante i giorni di crescita, lei le ha acquisite per mezzo di esperienze estranee.
    L’uomo si allontana. Uno sguardo patetico gli si disegna sul volto. Consapevole d'essersi comportato d'arrogante.
    -La maschera che parlava della tua stessa vita, non eri che tu. Lei è come uno specchio quando vive i ricordi degli altri.

    Non hai sopportato di vederti per quello che sei Eric?

    La donna si è calmata. A filo di lacrime, cerca di trovare un perdono nello sguardo di ghiaccio. Davvero non l’aveva fatto apposta. Eric socchiude gli occhi.
    -Hai un nome?
    La Donna nega con la testa.
    -Lo sospettavo.
    Afferma Charles guardando l’amico.
    -Presto ti aiuteremo a controllare i tuoi poteri. Avrai modo di leggere ricordi autentici …
    -Savannah. Ti piace come nome?
    -Sì.
    -E’ tuo. Finchè non troviamo quello di battesimo.
    Eric cerca appoggio nello sguardo di Charles. Sorride. E’ una conferma.

    Gli occhi di ghiaccio si sono sciolti. Lo sguardo fermo, ora è interessato a quella creatura così ingenua, e fatale. La sua storia? Un capitolo più avanti.
    -Deve essere mia


    capitolo 2.
    -Posso pensarci io, a lei!
    Eric si sta trattenendo, e Charles lo sa.
    -Capisco che vuoi renderti utile, ma sei il primo che deve addestrarsi. Ti ricordo che tra i due sei tu quello che ha rischiato di annegare per fermare un intero sommergibile.
    La calma di Xavier urta se possibile ancora di più quella dell’amico.
    -Posso addestrarmi standole vicino! Se è vero che ha esperienze derivanti da più menti, è possibile che Savannah possa insegnarmi anche qualcosa.
    -Davvero Eric, questa è la balla più grande che tu abbia cercato di rifilarmi. Quella ragazza ha bisogno di acquisire forza e sicurezza in se stessa. Ti sembri adatto? Le hai quasi staccato una mano!
    -Posso rimediare!
    -Non è questo.
    Afferma Charles con voce calma.
    -Io mi fido di te Eric. Ma spiegami, perché ti interessa più di tutti gli altri.
    Charles che ormai da un anno si era laureato in scienza e biologia, conosceva fin troppo bene Eric Lensherr. Gli era bastato leggergli nella mente un paio di volte per scoprire quanto fosse contorto e difficile da gestire. Non che gliene facesse una colpa, ciò che gli era accaduto non se lo era di certo cercato. Una cosa però era chiara, Eric nel suo animo aveva spazio solo per la vendetta.
    Il lupetto nero inconfondibile, l’uomo si alza e prende una birra fresca. Una volta stappata inizia a berla avidamente, studiando le mosse di Charles.
    -Senti
    riprese come invigorito dal primo sorso.
    -voglio solo esserti d’aiuto.
    Sorride
    -Penso che farle fare delle attività non sia una pessima idea.
    -Si dimentica tutto Eric.
    -Serve conoscerla. E ci serve conoscere il suo potere per gestirlo. Dico bene?
    Charles annuisce.
    -Voglio prepararla per ciò che l’attende. Lasciami provare!
    Stavolta sembra funzionare. Charles stappa una birra, e siede nella poltrona di fianco al camino.
    -Se davvero ci tieni, possiamo lavorare in due per lei.
    Eric storce il naso
    -Sarebbe a dire?
    -Io e Hank possiamo progettare qualcosa che le permetta di ricordare parte della sua vita.
    L’altro inizia a capire.
    -Più avrà modo di conoscere se stessa, prima sistemerà la sua situazione abbandonando i ricordi altrui.
    -Così cancelli la sua parte interessante. E’ sublime Charles! Dobbiamo gestirla per scopi più grandi.
    -Smettila di parlare in questo modo!
    Complimenti Eric sei riuscito a irritarlo.
    -Non è un’arma.
    -E’ pur sempre perfezione, devi ammetterlo anche tu.
    -Non ci è concesso annullare i poteri, se è questo che temi. Il mio intento è farle ricordare i suoi errori, e i suoi sbagli. Un giorno spero che venga da entrambi, felice di descriverci i volti dei suoi genitori.
    Eric resta muto. Non può evitare di pensare alla sua di famiglia, e a sua madre. Poi pensa a Savannah. Qual’era il suo passato?
    -Se è così,
    riflette l’uomo dallo sguardo di ghiaccio
    -le resterò accanto, mentre aspettiamo progressi nel tuo campo.
    -Mi sembra un’idea ragionevole.
    Charles beve l’ultimo sorso di birra, ormai non più fredda.
    -Vedi Eric, una volta che avrà solo pensieri autentici, potrà ascoltare le vite degli altri a proprio comando. Un potere non va eliminato, ma solo controllato.
    Eric annuisce, avvicina il collo della bottiglia alla bocca.
    Charles sorride, pensando a chissà quali sentimenti ruotino in testa all’amico.
    -Così la tua Savannah, resterà perfetta …
    lo stuzzica
    -Così come tu la vedi.
    Eric sbarra gli occhi
    -Oh andiamo! Le ho solo dato un nome! Non vorrai lavorare con una chiamandola “quella”, “lei” o con “ehi tu!”
    Charles scoppia a ridere,
    Eric gli butta un cuscino addosso per zittirlo.
    -Ma se le ho quasi tagliato una mano!
    -Com’ è, che era? “Savannah ti piace come nome?”
    Charles ride, Eric lo segue.
    -Xavier sei uno stronzo!


    capitolo 3.
    Entrare in un laboratorio mette sempre tensione. Stranamente non in questo. Hank anche noto come Bestia, era ben più impressionante.
    -Savannah ti presento uno tra i miei più fidati collaboratori.
    Charles è pronto per qualsiasi reazione. Restar calmi davanti la figura gigantesca di Hank, non è una della optioni possibili.
    -Ti dona il blu.
    La donna sbalordisce tutti. Eric e Charles non nascondono la loro sorpresa, tanto meno Hank.
    -G ... grazie.
    -Com’è che lei non provi a strangolarla?
    Subentra Eric da finto offeso.
    -E’ sincera, e non mi ha mai preso in giro. Sai com’è …
    -Anch’io ero sincero se per questo …
    -Beh Savannah,
    riprende Charles
    -Io e Hank progetteremo una macchina in grado d’aiutarti a ricordare.
    -Forse io non voglio ricordare.
    Lo dice più sovrappensiero, che con arroganza.
    -Sì esatto, forse lei non vuole ricordare.
    -Eric …
    Charles punta gli occhi al cielo. Così non aiuta nessuno.
    -Nemmeno voglio stare vicina all’uomo che mi ha quasi tagliato il polso.
    -Ah beh …
    Eric fa qualche passo indietro.
    -Così può andare?
    Savannah ride.
    -Stavo dicendo,
    difficile mantenere il discorso, eh Charles?
    -ricordare è importante, soprattutto per te Savannah. Con le mie doti da telepate posso lavorare al progetto di Hank. Costruiremo qualcosa che non solo aiuterà te, ma anche altri che hanno il tuo stesso …
    -Problema
    -Potere, Savannah, stavo per dire potere. Il tuo non è un problema.
    Non aggiunge altro, aspetta che il Professor X continui.
    -Vedrai che avrai modo di ritrovare te stessa.
    Ora il tasto dolente.
    -Fino ad allora, Eric cercherà di sondare il terreno.
    Savannah con il suo sguardo miele, si volta verso l’uomo.
    -Piacere.
    Eric porge la mano. Dinuovo.
    Savannah lo guarda, non si muove.
    -Ah sì …
    Eric si gratta dietro l’orecchio. Imbarazzato? No è solo circostanza.
    -Scusa mi ero dimenticato che l’approccio … sai rompere il ghiaccio non è il mio forte …
    L’uomo dallo sguardo di ghiaccio che non sa rompere il ghiaccio?
    -Non è per la mano.
    Risponde calma lei.
    -Solo che ci siamo già presentati. Tu pure mi hai dato un nome. Lo saprai bene, senza che io te lo ripeta.
    Eric e Charles si guardano. Questo presagisce un buon inizio? O no?
    E’ poco più che apatica. Non ha ancora una vera personalità, ma sa come rispondere.
    Ragiona e ricava conclusioni.
    -Comunque Savannah,
    la parola torna a Charles
    -Eric ha insistito tanto per aiutarti, ma sei tu l’unica che può scegliere. Se non te la senti posso chiedere a qualcun altro …
    -No.
    Risponde prontamente.
    -A me sta bene.
    Forse Eric sperava in un coinvolgimento più emotivo, ma almeno non lo ha rifiutato.
    Cala il silenzio.
    Eric batte le mani.
    -Bene, che si fa?
    -Potresti,
    il gruppo si volta verso la donna
    -Eric ... potresti insegnarmi ad andare in moto?


    capitolo 4.
    L’Harley è pronta.
    -L’ho scelta io. Come ti sembra?
    Eric si mostra più eccitato del previsto.
    -Beh può andare.
    Savannah mostra il suo sorriso, ed Eric iniziava ad amarlo.
    -Può andare? Ehi ma l’hai vista? E’ un Harley, una FAT BOY!
    -E io ti sembro FAT?
    Eric si guarda intorno. Questa non se l’aspettava. Era tutta da scoprire quella donna.
    -Cosa? Sorride
    -No, no cavolo no!
    Savannah sembra divertirsi.
    -Dici la verità.
    Porta il viso verso destra e lo osserva profondamente.
    -No,
    Eric sembra a disagio
    -No per favore non leggermi, non … fare me.
    -Ma io non sto facendo te.
    Gli occhi di Eric sono bellissimi.
    -Mi fido davvero.
    -Buon per te.
    L’uomo mette il casco. Savannah lo segue e sale sulla sella. Dietro di lei sente il peso di Eric.
    -Allora,- inizia
    -la vedi questa? E’ la frizione, tienila premuta quando accendi la moto.
    Savannah sorride, in modo diverso.
    E’ sicura. Preme la frizione.
    -Dopo puoi mettere la prima, inizieremo da …
    La frase non vede la sua fine.
    Savannah parte in quarta.
    -… ma che cazz …!
    E' per miracolo che Eric la prende per i fianchi.
    -Si può sapere che ti è preso!?
    -Non è bellissimo, Eric!
    Savannah sta urlando di gioia.
    -Cosa?!! Io non voglio morire!
    -E’ questo!
    Savannah si volta per guardarlo.
    -E’ questa, la libertà! Non è meravigliosa?
    Lui la stringe senza volerlo.
    -Sì lo è.
    Lei trattiene l’euforia. Decide di usarla per continuare il giro.
    -E non è finita, sta a vedere!
    La ragazza ingrana la quinta.
    -Savannah!
    Le urla all’orecchio Eric.

    Tutto è perfetto! Il vento, la strada, anche l’Harley.
    Savannah è perfetta.
    La vita sembra esserlo con lei al suo fianco. “Ricorda il livello massimo di concentrazione, sta tra la rabbia e la serenità” questo diceva Charles.

    Eccolo, lo sente. Ha trovato il suo punto d’incontro.
    -Ora tieniti forte.
    Le sussurra all’orecchio.
    -Mai pensato di fare il contrario!
    E’ davvero semplice. La fatica non lo smonta, e ci riesce.
    La moto non aderisce più alla strada.
    -Eric!!
    Breccia sopra i boschi.
    -Eric, che stai facendo?!
    -E’ questo.
    -Non voglio morire!
    Sono adrenalina e ansia quelle che sente sgorgare nel suo animo. Per la prima volta sono le sue. E’ inebriante.
    -Ma è tutto questo Savannah!
    Urla lui.
    Il vento accarezza entrambi, i boschi sotto di loro, più su solo il cielo. Chi ha detto di domarlo? Sono loro a volersi inselvatichire. Non vogliono domare la natura, ma farne parte.
    - Questa è libertà! Ed è come hai detto tu!
    -E’ meravigliosa!
    Continua lei.

    Nessuno li ferma. Urlano contro il mondo. Ridono e vivono.



    -Ehi! E’ Charles!
    Savannah lo scorge, oltre il cancello.
    -SIETE PAZZI!
    Esilarante. Il professore incredulo.
    Eric non ci vede più dal ridere.
    Savannah abbassa la moto, poi dinuovo insieme, pronti a riprendere quota.
    -LO SAPPIAMO!

    Charles li osserva.
    -No. Non è stata una cattiva idea.


    capitolo 5.
    Le giornate passano mosse dal tempo.
    Novembre è un mese indecente, soprattutto per le persone che amano il sole e il caldo. Soprattutto per Savannah.
    Avete letto bene, soprattutto per lei.
    Era passato solo un mese da quando Charles Xavier l’aveva accolta nella First Class, eppure il risentimento che provava verso il freddo e l’inverno era reale. Lo provava davvero.
    Ed era suo.
    Ogni giorno Charles non mancava di complimentarsi. I miglioramenti dopotutto erano visibili a tutti, Eric compreso.

    E’ un tardo pomeriggio. Il vento sferza le finestre chiuse della villa Xavier. I ragazzi presenti girano per le camerate cercando di ammazzare il tempo.
    Savannah siede al tavolino di vetro. Osserva con ardente interesse gli scacchi. Il gioco preferito di Eric e Charles.
    Ormai erano una squadra, e difficilmente si separavano.
    L’età aiutava sicuramente.
    Charles manteneva fede al suo ruolo di professore. Eric non brillava certo per il senso paterno, e Savannah, beh lei non era ancora pronta per aiutare i giovani. Alché capite quanto i tre trovassero la loro privacy tanto allettante.
    -Devi ancora spiegarmi,
    Eric ruppe il silenzio
    -come tu abbia imparato a guidare la moto così bene.
    -E con quale destrezza e sicurezza!
    Aggiunse Chalers ammirato.
    -Era un canadese ...
    Iniziò lei
    -Un solitario con basette lunghe e poca voglia di socializzare …
    I due si guardarono. Poi insieme si volsero verso Savannah.
    Lensherr prese parola
    -E ti ha mandata a fanculo?
    -Mmm no. Avrebbe dovuto?
    Charles rise consapevole.
    -Uomo caparbio!

    L'attenzione torna alla partita.
    -Secondo me, ti sei fregato.
    -Tu dici?
    Domanda Charles rivolto a Savannah con sorriso ammiccante.
    Ad Eric non era sfuggito quello sguardo. Charles si stava prendendo troppe libertà.
    Mosse la regina e pronunciò solenne
    -Scacco matto!
    Fu la parolina magica che ruppe l’incantesimo.
    -Ma come diavolo … ?
    Savannah alzò la voce divertita,
    -E il professore viene battuto!
    Eric rise alla sua esaltazione, speranzoso di ferire seppur lievemente, l’orgoglio dell’amico.
    Ma Charles lo sappiamo, è la persona più paziente di questo mondo.
    -Goditi questo momento Savannah perché non ne ricapiteranno!
    Socchiuse gli occhi e rise fra sé.

    L’atmosfera che Charles percepiva, era calda, famigliare e da invidiare.
    Era la versione di Eric ad esser diversa. Sempre pronta a insinuare falsa negatività.
    A Charles non era nuova l’ossessione che Eric mostrava per Savannah. La riteneva sua da quando le aveva dato un nome.
    Meno male che lei era ancora troppo ingenua per accorgersene.
    -Vincitore e vinto, vi porto da bere!
    Charles le fu grato. Solo così avrebbero potuto allontanare quel piccolo filo di zizzania dalla loro amicizia.
    Sarebbe forse tornato, ma l’alcol di solito è un buon alleviante.
    -Un Martini.
    Sorrise Eric, accarezzandole la spalla come pre-ringraziamento.
    -Scegli tu.
    Fece Charles.
    Già dalle risposte comprenderete quanto fossero diversi gli animi dei due.

    Con l’assenza di lei solo Xavier aprì bocca.
    -Bella partita ...
    L’altro lo guardò e proruppe in un sorriso tirato, ma dopotutto sincero.
    Quando Savannah tornò, entrambi notarono che la sua concentrazione era stata catturata altrove. Stava osservando un gruppo di giovani mutanti occupati a giocare a carte.
    -Chi è quella?
    Fece lei porgendo il Martini a Eric.
    -Lei?
    Iniziò Charles indicando una giovane ragazza dai lunghi capelli.
    -E’ arrivata da poco. Sa far crescere le piante. E’ in pieno contatto con la natura!
    Savannah pendeva dalle sue labbra. Non da meno Charles era esaltato da ogni potere nuovo che gli si presentasse, e descriverlo era per lui un piacere.
    -Potresti conoscerla, non ha molti amici qui …
    Lasciò in sospeso.
    -Chi? Lei?
    S’intromise Eric.
    -E’ solo una sfattona.
    Savannah alzò un sopracciglio. Non sopportava quando criticava gli altri. Soprattutto se si trattava dell’aspetto.
    -La trovo bella …
    Disse lei, lontana dal mondo.
    -Ha una sua personalità. E’ lei. Se stessa.
    Mentre parlava Chalers le si avvicinava.
    Ci stava ricascando. Savannah stava prendendo forma. Gli occhi fissi sulla ragazza.
    -E’ nata l’8 Ottobre, ecco perché Ottavia …
    le venne da ridere, poi improvvisamente s’incupì.
    -Perché Thomas non è come me?
    -Thomas?!
    Eric alzò la voce.
    -Sav calmati.
    Charles la prese per le spalle.
    -Guardami. Tu non sai chi è Thomas. E non ti chiami Ottavia.
    Savannah chiuse gli occhi lucidi.
    Una volta riaperti, era tornata.
    -Spero non si sia scordata tutti i nostri progressi, o siamo da capo!
    Eric era furioso. Non con la sua Savannah.
    Se avesse potuto, avrebbe fatto sbattere fuori la ragazza colpevole di quella ricaduta.
    -Eric, non è colpa di nessuno. Può succedere.
    La donna riprese colore.
    -Dimenticavo! Ecco gli altri due Martini!
    Savannah porse gli ultimi bicchieri.
    -Così non facciamo differenze!

    Sì, era proprio tornata.

    I tre iniziarono a sorseggiare, quando una palla toccò violentemente il polpaccio di Eric.
    -Ma che diavolo!
    -Mi scusi signore
    -Signore?! Ehi dico ti sembro un signore?!
    Il ragazzino avrà avuto 15 anni.
    -Beh non l’ho fatto apposta!
    Si diceva avesse la capacità di rendersi invisibile, e che non risentisse della forza di gravità.
    -Tranquillo Alex,
    S’intromise Savannah
    -Il signore non si è fatto nulla, ma prendi nota: non giocare a calcio in casa.
    Charles moriva dal ridere.
    -Potrò diventar pelato, ma tu sei il primo che è stato chiamato signore!
    Eric fece una smorfia. Ma qualcosa non quadrava.
    -Come fai a sapere il suo nome?
    -Mi ha tirato addosso la palla oggi pomeriggio.
    Spiegò lei.
    -Come vedi è un’abitudine!
    Sorseggiò il drink gustandosi il forte sapore dell' alcol.

    Forse era meglio, e Savannah lo sapeva bene, non dire che per un attimo era stata risucchiata dalla mente di quel ragazzino.
    Dinuovo.






    capitolo 6.
    Un tempo immobile che scorre senza che ce ne accorgiamo.
    La convivenza degli x-men era ormai matura. Tutti conoscevano tutti, tutti aiutavano tutti.
    Tranne due.
    Eric per il suo approccio freddo e asociale.
    Savannah per la mitezza e per l'interesse che aveva saputo cogliere nel silenzio delle sue giornate.
    A unirli come un balsamo riparatore, c'era sempre Charles Xavier.
    Erano passati mesi e Savannah sapeva sempre più ricordare la sua vita, le sue esperienze, le risate, i pianti, le delusione e le vittorie.
    Passava sempre meno tempo con Eric man mano diventava più autonoma, e Charles dal canto suo, notava che questo turbava l'amico più del dovuto.
    Come l'avrebbe presa Lensherr restava ancora un'enigma.

    Il vento che sferza l'erba.
    Così sentiva quel soffio sulle sue mani, Savannah mentre sedeva sul ciglio del ruscello, poco distante dalla scuola.
    Ha il volto di chi pensa troppo. Di chi si lascia corrodere da scelte troppo grandi.
    -La primavera è arrivata?
    Lei non alza gli occhi.
    -Non ne ho idea.
    -Il sole c'è, il profumo fresco nel vento anche ...
    -Potrebbe essere solo un'illusione.
    Ora alza lo sguardo; fa cenno a Charles di sedere accanto a lei.
    -Perchè dici questo?
    Savannah stringe gli occhi per il primo sole di maggio.
    -E' questo. Tutto dipende da ciò che sceglierò di fare.
    Charles sorride, gli occhi azzurri leggermente acquosi per il vento.
    -La vita è così: un giorno sei qui e l'altro a cercare qualcosa di nuovo. Non ti giudicherò, se vorrai andare.
    -Grazie.
    Disse sapendo ciò che Charles aveva appena fatto.
    -Ignorare la tua mente piena di pensieri così pesanti è alquanto arduo.
    -Mi hai risparmiato la parte in cui dovevo dirtelo io.
    Charles si sdraia; le braccia dietro la testa.
    -Perchè vuoi andartene?
    Sembrava aver perso il brio iniziale.
    -Non è che voglio proprio andarmene!
    Sottolineò lei con fare incurante; tipico approccio per le situazioni davvero importanti.
    -Mi piacerebbe girare il mondo, per te Charles.
    -Per me?
    Chiese con gran sorpresa.
    -Voglio cercare i mutanti in giro per il mondo e portarteli qui.
    Gesticolava mentre parlava; e il vento faceva gesticolare i suoi lunghi capelli.
    Riprese -Mi hai aiutato tanto, davvero. La gestione della mia vita, e quello che sono adesso, lo devo a te.
    Xavier apparì di nuovo raggiante.
    -Andiamo! Sei tu l'arteficie di tutto questo. Senza la tua volontà sarebbe stato tutto inutile. E non dimentichiamo Eric ...
    Già, non dimenticarlo Charles. Sei il solito buon pastore, nonostante tu sia solo con lei, riesci ad invitare il fantasma dell'amico assente. Per una volta prenditi tutto il merito, no?
    -Sì, Eric.
    Savannah sorride abbassando lo sguardo.
    -Penso sia lui il problema, Charles. E' più ostinato del solito. Ha eretto un muro intorno a sè, e pare non voglia farmi entrare.
    -Perchè l'ha capito.
    Silenzio.
    -Sa che tu gli dirai che te ne andrai. Non sa quando ma così facendo pensa di rallentare la tua partenza.
    La ragazza sospira.
    -Davvero, non voglio lasciarvi! Tornerei appena le ricerche danno frutti. Continueremo a sentirci per le coordinate da seguire.
    -Non devi spiegarlo a me.
    La guarda.
    -Hai il mio pieno appoggio.
    -E' solo che mi sento pronta. Voglio uscire dal guscio e fare quello che fai tu per gli altri.
    -Ed è giusto! Vedrai che Eric capirà; devi solo dargli più tempo.
    Charles si alza. Scuote l'erba dai pantaloni.
    -Intanto io mi cimenterò con i preparativi per una bella festa di partenza a sorpresa.
    -Giusto, grazie d'avermelo detto!
    -L'avresti letto se avessi voluto, no? Saresti diventata Savannah-Xavier e avresti intuito le mie intenzioni.
    Lei ride.
    -Ci vediamo dentro.


    Risaliva la collina per tornare sul sentiero.
    Quel nome collegato al suo, gli ronzava nella mente.
    Savannah Xavier ... suona bene!
    Ma subito si stizzisce; fionda le mani in tasca.
    -Che vai a pensare!


    Scuote la testa e prosegue lungo la via.


    Edited by gypsÿ - 4/5/2012, 00:52
     
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  2. always‚
     
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    + 4 e 5 capitolo (;
     
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  3. always‚
     
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    dopo una lunga assenza posto il 6 capitolo, scritto oggi pomeriggio. è dura riprendere a scrivere, ma sento che voglio riprendere in mano quello che ho lasciato indietro (:
     
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    Savannah Xavier

    *--------* Ma si che va bene donna! u.u
    Anche se, dal discorso fatto, ho subito immaginato lei che pensava Eric in tutti i sensi tranne che da semplice amico! u.u Uffa! Continuo a tifare per il santo e l'incasinata.
    Voglio solo dirti che è la prima volta che un personaggio bravo,carino, dolce e SANTO mi sta simpatico. Come regola doveva essere Eric quello che dovevo vedere bene con Savannah ma io non posso farci niente: Savannah e Charles mi sembrano quelli giusti... ma nemmeno giusti. Non so come dire, so solo che stanno bene insieme anche se nessuno dei due lo ammette. Già il fatto che Charles,invece di parlare di sè e lei, le ricorda Eric!
    Già immagino un casino pazzesco e una strana invasione nemica alla festa a "sorpresa" di Sav. d:

    CITAZIONE
    è dura riprendere a scrivere, ma sento che voglio riprendere in mano quello che ho lasciato indietro (:

    E fai più che bene u.u
     
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  5. betrayal
     
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    Letto il primo capitolo! molto interessante, Lalls! quando ho tempo continuo e di faccio un commento degno di essere chiamato così :3
     
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  6. always‚
     
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    la mia testa frulla una speranza
    Che i due ragazzi del quotes diventino lettori delle mie ff? okokok mi emoziono troppo!

    Grazie davvero Mel, spero sia all'altezza delle tue aspettative, so di essere acerba ancora, e che potrebbero stancare. Ma forse le idee vengono scrivendo ...

    Alex XD
    CITAZIONE
    Anche se, dal discorso fatto, ho subito immaginato lei che pensava Eric in tutti i sensi tranne che da semplice amico! u.u

    Sono io a pensarla così XD E ti riscrivo anche qui, che mentre la facevo, pensavo a tutto forchè a Savannah invaghita di Eric.

    Ammetto che come scrivo io, conciso diretto, certe frasi si possano fraintendere, ma direi che sia bello anche questo (:

    CITAZIONE
    Charles,invece di parlare di sè e lei, le ricorda Eric!

    Ammetto che quello scambio di parole e pensieri mi è piaciuto scriverlo, illuminazione nata sul momento! XD

    CITAZIONE
    Già immagino un casino pazzesco e una strana invasione nemica alla festa a "sorpresa" di Sav

    Ma tu ne hai di fantasie cavolo! Non ci avevo dato peso a un'idea del genere ... chissà spero di sbalordire cmq

    Canzoni usate x concentrarmi: Gypsy Queen (consigliata da Alex) di Alexz, per pensare al luogo, e all'atmosfera.
    e Through the dark di Alexi Murdoch per pensare alla delicatezza e importanza dei dialoghi (;


     
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    CITAZIONE
    Canzoni usate x concentrarmi: Gypsy Queen (consigliata da Alex) di Alexz, per pensare al luogo, e all'atmosfera.
    e Through the dark di Alexi Murdoch per pensare alla delicatezza e importanza dei dialoghi (;

    Gypsy Queen *-----------*

    CITAZIONE
    Ammetto che quello scambio di parole e pensieri mi è piaciuto scriverlo, illuminazione nata sul momento! XD

    Queste sono le illuminazione che me gustano xD

     
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6 replies since 14/8/2011, 14:44   88 views
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