Al Ghirigoro

fanfic hp2

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  1. ‚gauloises
     
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    Come sempre al Ghirigoro la confusione dilagava. Si era ripetuta più volte che per quello che ogni anno doveva comprare, in quanto insegnante di Hogwarts, non era necessario patire la ressa dei giovani, che si accalcavano per comprare i libri scolastici. Eppure tutta quella frenesia le donava serenità. Inoltre non avrebbe mai perso la possibilità di acquistare qualche buon libro. E il Ghirigoro era sicuramente il posto giusto dove trovarlo. Si accostò a uno scaffale, i capelli come sempre lasciati liberi ricadevano sulle spalle, viso luminoso e rilassato. Un abito verde smeraldo le sbucava da sotto il mantello da passeggio. Aline alzò il volto per leggere meglio alcuni titoli di libri posti negli scaffali superiori. Ne prese uno e delicatamente esaminò la scrittura, ne lesse la trama, si immerse singolarmente in ogni sua pagina. Quella magia però, non durò che istanti. A breve si sentì spintonare contro la libreria. Il volume le cadde di mano, fece per voltarsi e notò chi l’avesse urtata. «Lucius?» Un libro cadde in testa all’uomo, proprio mentre questi, tentava di voltarsi verso la voce femminile. Aline capì all’istante di esser stata messa in mezzo a una discussione troppo animata. «Arthur?» Chiamò sbigottita, quando notò il Signor Weasley oltre la spalla di Malfoy. La sua espressione dovette esser molto convincente, o forse troppo imperiosa perché Arthur una volta notata la presenza della donna, si rammaricò in mille scuse. Aline prese da terra il libro «Non ti disturbare, piuttosto ricomponiti ed evitiamo altre scenette. Se Ron e Draco faranno a pugni nei corridoi quest’anno, saprò di chi è la colpa.» concludendo, guardò severa prima il Signor Weasley e poi Lucius. Quest’ultimo nascose ben presto il suo sorriso beffardo, notando che era stato nominato. Tornando l’Aline di sempre dal sorriso caloroso, proferì nuovamente parola «Harry, ragazzi è bello rivedervi. State tutti molto bene, vedo.» Difficile rispondere quando l’imbarazzo restava palpabile tra i presenti. Come fosse stata chiamata, una voce gioviale, serena e teatrale si stava dirigendo verso di loro. «Oh no,» incalzò Harry «E’ Allock! Ron, noi dobbiamo andare …» Aline non ebbe nemmeno il tempo di chiedere chi fosse questo Allock, che i due ragazzi, seguiti dal Signor Weasley, sparirono oltre la porta. «Lungi da me, dolce creatura!» salutò un uomo dai boccoli biondi ben definiti, dal fisico aitante e dal baldo vestito color lillà. La donna dovette ricorrere a uno sguardo interrogativo che rivolse al Signor Malfoy. «Mi era parso di aver visto Harry Potter, ma noto con altrettanto piacere di esser incappato in voi» Aline bisbigliò «Ma dice a me?» «Secondo te?» sbottò Lucius alzando un sopracciglio. Allock si portò avanti, afferrò la mano di Aline, mostrandosi galante, senza accorgersi di quanto risultasse goffo e finto, davanti l’altezzosità marcata e veritiera di Malfoy che troneggiava di fianco alla donna. La baciò, senza nemmeno toccarla. Qualsiasi cosa avesse fatto sarebbe bastato per far pubblicare un articolo di giornale in più. «Ahm … sì la ringrazio, e … voi siete?» chiese incerta Aline, sfilando la mano dalla presa del mago. «Gilderoy Allock!» esclamò euforico «Ordine di Merlino Terza Classe, e grande vincitore del ‘Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe’, nonché suo futuro collega di Hogwarts!» Aline stralunò gli occhi «Ah … prego? » «Massì, lei è sicuramente Aline Valiant. Lavoreremo insieme! Sono stato assegnato per la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure …» non dava segno di fermarsi «Vedrà che una damigella come lei non sarà mai in pericolo, con al suo fianco un mago dotato come il sottoscritto» come si spegne questo qui? «Purtroppo l’unico inconveniente, sarà evitare che i nostri animi si tocchino troppo nel profondo. Le nostre professioni non ci permetteranno di intrecciare i nostri cuori …» «O mio Dio, che cosa ho fatto di male?» Lucius tratteneva a stento le risate. Si morse più volte il labbro inferiore per darsi un contegno. «Qualcosa avrai fatto …» sussurrò Malfoy voltando la testa, osservando Aline maliziosamente. La donna sospirò, decisa a uscire dalla situazione assurda in cui si trovava. «Sono molto molto lieta di fare la sua conoscenza.» si finse entusiasta «Avremo modo di rivederci presto; dunque mi perdoni ma devo proprio scappare …» «Assolutamente, chi sono io per fermare una gentil donna come lei.» sorrise risoluto. Malfoy che non era abituato a non esser considerato, dovette dir la sua prima di uscire dal negozio «Le do un consiglio spensierato: non usi charme se non ne possiede.» Non era sua intenzione mascherare la soddisfazione, che pian piano andava dipingendogli un sorriso sarcastico sul volto. Allock dal canto suo, rimase gongolante come un essere inespressivo. Malfoy fece strada alla Valiant, ed entrambi uscirono dal Ghirigoro. «Noi ci salutiamo qui, non è vero?» rimarcò Aline. Lucius la osservò senza proferir parola. Sapeva che aveva altro da dire, e lei non aspettò oltre per riferirglielo «Rivediti, va bene?» la donna abbassò lo sguardo e quando lo rialzò, sembrò aver trovato le parole che cercava. «Non cacciarti nei guai, resta sulla via che hai scelto quando sei stato risparmiato; e goditi la tua famiglia.» gli accarezzò il braccio coperto dal lungo mantello nero. Un tatto troppo delicato perché si sentisse oltre il tessuto, ma Lucius percepì un brivido incalzante diramarsi giù, fino alla mano. «Potrai osservarmi tu stessa, e trarne le tue conclusioni.» Aline si mostrò confusa «Verrò a far visita alla scuola; inoltre quest’anno, non vorrei perdermi le partite di Quidditch per nessun motivo al mondo …» concluse misteriosamente, osservando la donna con occhi suadenti e luminosi. Aline contemplò la sua figura, senza aggiungere altro. Sorrise flebilmente, e Malfoy si congedò «Riguardi Signora Black.» in pochi la chiamavano ancora così, «A lei, Signor Malfoy.» Si divisero: Aline da una parte, Lucius dall’altra. L’uomo sorrise beffardo. Un taglio sul volto che lo rendeva affascinante e letale al tempo stesso. Tutta quella formalità, nonostante avessero potuto andare oltre al ‘tu’, rispecchiava un gioco. Mantenere le distanze, contro le volontà. Il loro gioco preferito; ne era consapevole lui quanto lo era lei.
     
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