malfoy manor

fanfic hp7

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  1. ‚gauloises
     
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    Riprendendo sempre una scena che preferisco dell'ultimo film di h potter adesso in tutte le sale dei cinema, posto qui la mia fanfic. (Ricordo che Aline, è un personaggio di mia invenzione che amo usare per rivisitare la storia ^^)
    Niente di che, ma almeno quando scrivo mi diverto ^^
    Buona Lettura

    (Malfoy Manor.)
    L’enorme sala era fredda. Nemmeno il camino acceso serviva a riscaldarla, o a illuminarla. Per un animo raggiante e vigoroso come quello di Aline, quel luogo significava solo gelo e solitudine. Stava seduta alla sinistra del capotavola. Il Signore Oscuro che osservava davanti a sé, l’immensità del suo esercito. I Mangiamorte, riuniti. C’erano tutti, e non poteva mancare colei che solo due anni fa, aveva ucciso suo marito, Sirius Black. Bellatrix la osservava da quando si era seduta, con un misto di rabbia e invidia. Aline, non certo per sua volontà aveva scelto di sedersi vicino al Signore Oscuro, ma il fine avrebbe mostrato le sue buone ragioni … Infine non poté evitare di guardare i Malfoy padroni della dimora, sottomessi come se quella casa loro, non fosse. Draco uno dei suoi studenti, ora sedeva di fianco al padre con sguardo perso e spaventato. Cercava aiuto e comprensione in occhi che non lo avrebbero mai ricambiato. Mai. E tutto ciò che stava subendo era dovuto a un errore imperdonabile di Lucius. Nonostante non fosse suo figlio, avrebbe sinceramente voluto prenderselo in grembo, e rincuorarlo, dicendogli che tutto prima o poi sarebbe finito. Sempre tutto avrebbe avuto una fine. Lei stessa era riuscita col tempo, ad accettare la morte del marito, quando ancora il cuore le ringhiava di dolore al pensiero che il corpo di Sirius giaceva chissà dove, dove lei non avrebbe più potuto riscaldarlo. Però ce l’aveva fatta. Ora per quanto non esistesse nient’altro che sua figlia, sapeva che altri avevano bisogno di lei, e di una bacchetta in più, per concludere quella battaglia. Voldemort sorrideva soddisfatto, e sentì più volte che il suo sguardo le si posava addosso, mostrandola a tutti i maghi presenti. Certo non aveva bisogno di presentazioni. Tutti sapevano chi era. Aline Valiant professoressa di Rune Antiche ad Hogwars. Aveva sposato Sirius Black, incarcerato ingiustamente per 12 lunghi anni. Il resto della storia la sapevano tutti, fin troppo bene. In pochi sapevano però, perché lei fosse lì tra loro. Piton arrivò come le era stato preannunciato. Le si sedette accanto, togliendo la visuale a un Mangiamorte un po’ troppo curioso e viscido, che aveva da subito adocchiato famelico la donna. Non avrebbe nemmeno potuto permetterselo, non con Voldemort a due passi da ognuno di loro, con la bacchetta alzata. «Severus cominciavo a temere che ti fossi perso.» la voce stridula e penetrante del Signore Oscuro le fece venire la pelle d’oca. Era vestita in casacca e pantaloni in pelle nera con uno scialle di pelliccia che le copriva il collo candido, i capelli raccolti in una coda di cavallo. Eppure c’era freddo e tensione, non serviva vestirsi ulteriormente: in quella casa avrebbe sempre fatto così freddo. Solo allora si rese realmente conto di come Lucius fosse teso, stressato. La sua famiglia sotto accusa, sotto assedio, per colpa sua, perché non era riuscito a soddisfare il Signore Oscuro. Con una cognata che tanto esaltata e adorante nei confronti dell’Oscuro Signore, non si accorgeva delle sorti nefaste che stavano candendo addosso alla sorella e al nipote. Ma se non erro, ospitare Voldemort nella propria casa, era considerato un privilegio, no? Erano delle bestie, non maghi. Dimentichi delle buone maniere solo perché avevano l’altezzosità di definirsi purosangue, quando loro stessi, non sapevano portarsi rispetto reciproco. Aline era troppo presa dai suoi pensieri per aver seguito con filo logico, il discorso che Severus aveva appena esposto al Signore Oscuro. Iniziò ad ascoltare solo quando Voldemort menzionò la propria bacchetta e di come gliene servisse un’altra per uccidere Harry. No, un momento. Stava cercando qualcuno che gli concedesse la propria bacchetta?! Le venne spontaneo stringere la propria sulle gambe. Vide Piton che osservò il gesto, quasi giudicandola, mostrandole che non sarebbe servito a nulla, in caso Voldemort avesse desiderato la sua. Dal canto suo Aline lo sbeffeggiò con lo sguardo, facendogli cenno di guardare altrove. Com’era solita fare. E lo stava facendo anche in una circostanza catartica come quella. Voldemort portò su ogni sedia che passava le sue mani bianche fredde e divoratrici. Inutile dire che aveva ben in mente a chi chiedere la bacchetta. Inutile aggiungere che tutta quella scenetta serviva solo ad aumentare il timore in tutta la tavolata. Si fermò in fine. «Per esempio tu Lucius.» Aline alzò lo sguardo. Non bastava dunque tutto ciò che già gli stava provocando, Voldemort ardeva a molto di più. «Mio Signore ...?» la voce di Lucius la lasciò senza speranze. Affievolita da una propria muta volontà. Era come se non parlasse da secoli o che si fosse appena svegliato. E tremava. Se a lui tremava, lei quando avrebbe dovuto parlare come si sarebbe prestata? Nonostante tutto ciò che Lucius potesse esser stato, tutto ciò che poteva aver fatto o che avrebbe fatto, sarebbe contato poco. Lui l’aveva tirata fuori dall’arco, dopo che in un impeto di disperazione aveva creduto di seguire Sirius altrove, lontano da tutto e da tutti. Ma con la morte non avrebbe ottenuto nulla, e prima di lei, lui l’aveva capito afferrandola con tutta la sua forza, e tenendola ancora stretta una volta fuori. Un abbraccio che voleva fungere da prova, dimostrando che lei in effetti era ancora viva, e che lui l’aveva salvata. Tutto d’un tratto non s’accorse del proprio sguardo fisso su Malfoy, a prescindere da ciò che esso avrebbe comportato. Voldermort lo beffeggiava, ma voleva quella bacchetta. Lucius fu restio a dargliela. La sfilò dal proprio bastone sul quale reggeva tutta la sua stanchezza. Il Signore Oscuro la sfiorò avidamente. Olmo. E con un gesto secco stacco il serpente d’argento che vi era incastonato all’estremità. Malfoy chiuse gli occhi un secondo, quasi quel gesto potesse esser seguito dalla maledizione Senza Perdono per eccellenza. Con respiro affannato attendeva il resto. «Mio Signore, mi permetta di offrirle la mia.» Lucius alzò lievemente lo sguardo, e lo sbarrò incredulo subito dopo. L’uomo accoglieva quell’offerta come fosse stata oro colato, ma non era lei che avrebbe dovuto esporsi. Se voleva davvero ricambiare quella volta che l’aveva salvata al Ministero, doveva trovare un modo migliore e soprattutto più personale. Era stupido ma soprattutto pericoloso esporsi. Voldemort era altrettanto sorpreso, ma non lasciò trasparire altre emozioni. «Non puoi permettertelo! Come osi tu, frapporti al volere dell’Oscuro Signore!» già, come se Bellatrix fosse all’altezza di diventare portavoce di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voldemort rise divertito e freddo, la tipica risata che ti sconsola, e ti fa sentire inadeguato, stupido e superficiale. «Calma la tua ira, Bellatrix.» disse in seguito. Lucius continuò a guardarla, sperando che servisse a farla sparire e salvarla ancora una volta. Nonostante tutto, i suoi occhi grigio chiaro restavano spenti e persi nella stanchezza, mossi da un unico spiraglio vitale. L’Oscuro Signore guardò altrettanto nella direzione della donna. Con una smorfia la bloccò rendendola vulnerabile allo sguardo di tutti i Mangiamorte. Provava disprezzo per lei, e la compativa. «Non è per volere del suo Signore che lo fa, non è così ?» Si sentì completamente nuda davanti a quella constatazione. Abbassò lo sguardo, l’ultimo che rivolse a Lucius. «Patetico.» concluse. Prese con scatto vorace la bacchetta di Malfoy, e soddisfatto con sguardo irritato e schifato continuò a fissarlo, ponendogli sulle spalle l’idea chiara che non si meritava tanta magnanimità da parte di una sua alleata. Bellatrix potè guardare Aline, soddisfatta. Almeno per ora aveva placato la sua sete di vendetta alimentata dall’invidia. Il Signore Oscuro la teneva d’occhio più di altri, e non vi era ancora un motivo chiaro sul perché lo facesse. Mentre Narcissa Malfoy tremava di rabbia. La sua bambagia era stata scossa da quella rivelazione, si sentiva attaccata non di meno che da quella streghetta languida. Solo lei sapeva di che il marito avesse bisogno, e non era certo la Valiant quella che poteva permettersi di porsi tra di loro. Il Magiamorte che fin dall’inizio si era fissato su Aline prese parola. «Non si preoccupi mio Signore, troveremo il modo di farle fare conoscenza. Capirà presto che Malfoy è solo un inutile perdita di tempo.» la scrutò nuovamente ghignando, e al suo seguito tutti fecero altrettanto. Voldemort non rispose e non lo prese in considerazione, aspettando che tornasse il silenzio. Si sedette nuovamente al suo posto, e Aline capì che era arrivato il momento più difficile da sopportare. Decise che avrebbe guardato davanti a sé, mostrandosi sicura, ferma e stabile. Tutto questo per evitare lo spettacolo che di lì a poco si sarebbe svolto. Estraniarsi dall’orrore che comportava osservare Nagini pronta a divorare la sua collega di lavoro, ormai senza vita stesa sul tavolo.


    La riunione era terminata ormai da ore e fu una sorpresa entrando nella sala, vendere poco lontano dal camino Malfoy, inebetito sulla poltrona. Solo nel suo salotto buio, illuminato dalla debole luce di un fuoco ormai estinto. Aline si avvicinò lentamente per evitare ogni rumore, in caso Lucius fosse pronto a scattare e urlare tutta la sua frustrazione sul primo che passava. Non se la sentiva di fare da capro espiatorio, anche se si trattava di Lucius, sapeva che non avrebbe retto dopo tutto ciò che aveva dovuto tollerare quella sera. Era comunque evidente che l’avesse vista, e non poteva fare marcia indietro, evitandolo spudoratamente. Non si attentò nemmeno ad accendere la luce. Vedendo che restava ancora della legna da ardere decise che forse sarebbe bastato ravvivare un po’ il fuoco «Posso buttarne un po’ su?» chiese indicando il cesto pieno di ceppi. Lucius continuando a fissare la debole fiamma, parlò fermo «Non dovresti prenderti tutte queste premure per me, Aline. In fondo gli altri non se ne preoccupano.» purtroppo per lui, era vero. «Diventare Mangiamorte, non significa perdere ogni educazione, io spero …» «Lo si diventa agli occhi dei membri nel momento in cui avrai il Marchio. Cosa che tu ancora non hai. E spero che non avrai mai.» disse lui bloccandola sul filo del discorso «Tu non diventerai una Mangiamorte.» la guardò accarezzandola con voce quasi gentile. «Con o senza marchio, sei troppo buona per fare del male.» Aline prese della legna e la pose delicatamente nel camino, per evitare ogni rumore molesto, che avesse potuto rompere quell’atmosfera ovattata. «Anche tu lo sei.» Si lasciò scappare «Solo che te ne sei reso conto quando ormai era troppo tardi.» gli voleva bene, non poteva negarlo. Aline voleva che lui sapesse che avrebbe potuto contare sempre su di lei. Si alzò e decise che era arrivato il momento di lasciarlo solo. «Grazie.» disse in fine lui. Stava per continuare quando Aline lo precedette. «Però, non devo espormi troppo per te.» sorrise «Lo so. Buonanotte Lucius.» l’uomo rilassò i muscoli del volto per la prima volta, quella giornata. «Buonanotte Aline.»



    Edited by ‚gauloises - 9/1/2011, 14:50
     
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  2. Minds.
     
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    stupenda *__*
     
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  3. ‚gauloises
     
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    oh cacchio non mi aspettavo un commento! Grazie! ^^
     
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2 replies since 8/12/2010, 19:44   46 views
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