Sorcerer's apprentice

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  1. kitsune'
     
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    *-* Oddio è stupenda!! ma ora rimango male xD voglio sapere come va a finiiiree **
     
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  2. ‚gauloises
     
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    ma insomma stupenda, dai ... volevo un pò di pepe e xD il risultato è fuorissimo!
    Ti ringrazio guarda .... aggiungo un nuovo capitolo solo per te ^^
    un bacio e grazie!

    Begin

    (Servizio in camera.)
    La vide sul letto, dormiva ancora. Sdraiava leggera e impercettibile sul fianco sinistro. Immobile come una statua perfetta, sotto le lenzuola di seta. Non ne percepiva nemmeno il respiro, ma sapeva che c’era. Quella donna aveva il potere della mancanza, che pur non essendoci, la percepivi. Percepivi l’eleganza, la franchezza, la professionalità. Aveva sempre pensato che la magia nera migliorasse le persone, e Nabila ne era la prova concreta. Horvath alzò le tapparelle della sua camera. La donna strinse gli occhi, aprendoli poi delicatamente. Vide il mago che la stava osservando dalla poltrona oltre il letto. Nabila si mise a sedere, appoggiando la schiena sul cuscino. “Buongiorno principessa.” Salutò lui. “Horvath.” Fece lei. Da dove proveniva tutta quella confidenza? Si era alleata con un perfetto viscidone. Dopotutto, pensò, rispecchiava i suoi modi di vestire, altezzosi e significativi. “Ieri notte non mi hai dato tempo di levarti quell’incantesimo di mascheramento.” Così dicendo indicò con il bastone la spalla nuda della donna. Ella Abbassò il volto e osservò il marchio. “Che schifo.” Disse con stanchezza. “Già, mi conviene procedere prima che arrivi la colazione in camera.” A Nabila brillarono gli occhi. “Ho sempre sognato di farmi portare la colazione a letto.” Horvath fu orgoglioso della reazione che aveva provocato. “Ti faccio trattare come si conviene a una donna della tua risma.” Nabila alzò lo sguardo altezzoso per stare al gioco. Il mago si alzò dalla poltrona e andò verso il bagno. Ritornò poco dopo con una bacinella d’acqua. Si sedette sul letto vicino alla donna, e formulò un incantesimo. Mentre sussurrava parole in latino, faceva circolare sul pelo dell’acqua lo zaffiro incastonato nel suo bastone da passeggio. La pietra brillava di più, ogni volta che Horvath completava un giro. Al termine dell’incantesimo il mago, alzò lo sguardo su Nabila. “Scusa gioia,” e con maestria impercettibile e delicata, le strappò un capello, che immerse nella bacinella. Nabila fece una smorfia, nonostante la delicatezza approntata da Horvath. “Sei pronta?” chiese lui. “Quando vuoi.” Horvath immerse una mano nel liquido che nel corso dell’incantesimo, era diventato di un nero bluastro lucido. Con le dita bagnate iniziò a comporre dei segni, cerchi, mezze lune, sopra il marchio che impregnava la spalla di Nabila. Ripeté l’operazione più volte finché il segno non scomparve nel nulla, lasciando la pelle bianca e candida della donna, così com’era sempre stata. Horvath le passò un asciugamano. Mentre lo utilizzava sul braccio grondante di liquido scuro, Nabila iniziò la conversazione, “E’ Morgana che te lo ha insegnato?” Horvath era impegnato a nascondere ogni traccia della magia appena utilizzata, “Trovai un libro proibito un giorno. Imparai a farla da solo, all’oscuro da Merlino, che non avrebbe mai approvato.” Nabila storse il naso. “E’ questo che non sopportavo in lui.” Guardò il mago negli occhi, iniziando a gesticolare con la mano. “Magia oscura o no, se la si usa al meglio, essa può risultare molto utile.” Sogghignò. “Come per esempio, far credere a un povero idiota che la donna da lui amata, è stata colpita da una terribile maledizione senza ritorno.” “Assolutamente.” Un sorriso diabolico decorò il volto del mago. In quel momento bussarono alla porta. “Avanti.” Urlò Horvath. Entrò come da preavviso il cameriere. Spingeva un carrellino in legno, con sopra ogni leccornia che una persona poteva desiderare. “Servizio in camera.” “Si, si lo sappiamo.” Rispose sbrigativamente Horvath, sentendosi disturbato. Il cameriere lo fulminò con lo sguardo. Osservò la scena a dir poco sconcertato, notando Nabila ancora in vestaglia dentro le coperte. La donna se ne accorse. “Oh, faccia pure.” Rispose cordialmente al ragazzo. “Mio padre tende a essere un po’ scorbutico con gli estranei.” Horvath si voltò lentamente verso la donna, che fece spallucce. Si piegò verso il comodino e prese una banconota da porgere al cameriere. “Grazie signorina, lei è molto gentile.” Il mago chiuse gli occhi, sentiva la pazienza venirgli meno. Quando il cameriere uscì, Horvath si lamentò, per il titolo affibbiatogli. “Tuo padre?” sbuffò alzandosi dal letto. “Ma che ti salta in testa?!” Nabila rise divertita, “Ci stava.” Si spiegò. Horvath si volse a guardare la finestra. “Vestiti, che abbiamo da fare.” Cambiò discorso, risultando serio. “E pensaci,” continuò voltandosi verso la donna che ora era in piedi sul tappeto di velluto rosso. “tuo padre, ti porterebbe mai al ‘Sacrifice’ per una serata in rassegna del lusso?” Nabila restò immobile, udendo il nome del ristorante più costoso, più noto, più IN, di tutta New York. Era ferma vicino al carrellino, con un dito in bocca sporco di marmellata di fragole. Horvath sorrise avido, attendendo la sorpresa della donna. “Uao.” Cercò di contenersi lei. “A cosa devo il trattamento?” chiese mentre spalmava la marmellata su una fetta di pane tostato. “Voglio festeggiare la nostra alleanza.” Iniziò Horvath. “E voglio festeggiare la venuta ormai prossima di Morgana.” Nabila masticò maliziosamente. “Come sempre mi lasci senza parole.” Sorseggiò un bicchiere di saporita Sangria. Era sublime, fresca, prelibata. Uno dei pochi vini che la maga, avrebbe bevuto volentieri, ogni giorno a colazione. “Questa è perfezione! Tu sì, che sai come trattare una donna.” Sorseggiò ancora fino all’ultima goccia. Ne versò dell’altra e avvicinandosi al mago, gli porse il bicchiere rosato. Horvath sorrise al gesto, prendendo il calice in mano. “E non è ancora finita.” Sussurrò “Aspetta di vedere l’abito che indosserai stasera!” sapeva che Nabila non avebbe resistito. La conosceva fin troppo bene per uno che non aveva mai dato cenno d’interessamento. La maga si alzò in punta di piedi, graziosamente euforica. Andò verso il bagno. “Divino.” Canticchiava. Poi si sporse dalla porta del bagno “Ti fai amare, Maxim. Interessante questa parte nascosta del tuo essere.” Horvath sorrise divertito. “Non ti ci abituare.” Sorrise sghembo. Nabila socchiuse gli occhi, e tornò in bagno. Aveva voglia di farsi una splendida doccia rinfrescante.

    Quando uscì dal bagno, notò che Horvath non era più in camera. Prese tempo e si compose i capelli morbidi in una fluente coda di cavallo. Indossava un paio di jeans dimessi e strappati, una maglietta stretta le circondava la vita. Dal via che prendeva posto al fianco di un mago altezzoso come Maxim, pensò, che l’ideale sarebbe stato mettersi anche un gilet scuro. Cercò le decolté in vernice nera, e si portò verso il tavolo. Aveva ancora fame e tutto quel ben di Dio, non attendeva che lei. Accese la tv mentre si versava del succo di frutta. Era un inizio di giornata, che si faceva dare del lei. Solitudine accogliente. Camera aristocratica. Il Sole che filtrava dalla finestra le scaldava le mani, costantemente fredde e pallide. Poteva ascoltare il silenzio, ed era un tutt’uno con il luogo che la circondava, restando all’erta. Stava per mettersi in bocca una fragola intera, quando sentì il cellulare vibrare violentemente. Lesse il nome, e chiuse gli occhi. ‘Zar chiamata’ Era un perfetto idiota! Strinse gli occhi, fino a farsi male. Non avrebbe risposto. Non l’aveva vista se non la sera prima! Lei stava soffrendo, (o almeno lui, così continuava a credere) e Balthazar per tutta risposta, non gli riusciva un minimo di continenza. Osservò come incantata lo schermo, che si accendeva e si spegneva in sincrono con la vibrazione.

    Infine con sguardo duro, buttò il telefono dentro la sua Prada e lo lasciò squillare. La vibrazione era insistente, nevrotica e fastidiosa. Alzò il volume della televisione per non sentirla.


    (Angel & Devil.)
    “Stasera non posso.” “Devi! Dobbiamo finire l’addestramento il prima possibile. Soprattutto ora che Nabila si sta corrodendo per via della maledizione.” Era sempre la solito storia. Dave che voleva svignarsela dalla dimessa. Non poteva rimanere segregato in quel buco, dove l’unico rapporto umano che aveva era quello con Balthazar. O per meglio dire, zio Balthazar. Così si era fatto passare lui: per lo zietto strambo, dallo stile un po’ sfattone semi-elegante con tanto di scarpe vecchie a punta. “Stasera Becky deve organizzare la Music’s evening al Sacrifice! Ci saranno un sacco di cantanti famosi, e per lei è un’occasione. Non posso lasciarla sola, voglio starle vicino.” Questo era quanto, e Dave, non si sarebbe smosso di una virgola. Balthazar fece una smorfia e si sedette su un gradino. “Oh Dave, il cavaliere che accompagna la sua bella a fare da zerbino a persone che non hanno un briciolo di dignità verso gli altri!” Sì, era leggermente alterato. “Ma … ma, ma che centra questo?” “Niente.” Rispose pronto il mago. “E allora! … ma davvero ci tratteranno come dei zerbini?” chiese poi Dave. Balthazar alzò gli occhi al cielo. “Dave,” sospirò. “Non mi fido più a lasciarti andare in giro da solo. Soprattutto se con te ce una ragazza innocente.” Stavolta era sincero, appurò il ragazzo. “Allora vieni con me.” Disse semplicemente. Balthazar si volse per tornare al centro della dimessa. “Non posso.” “Perché non puoi?” con le braccia fece segno a Dave, di guardarlo da capo a piedi. “Non ne sono il tipo.” Il ‘Sacrifice’ era troppo per lui. Troppo sfarzo, troppi soldi, troppa falsità. Balthazar lì in mezzo avrebbe preso parte come barbone, e sapeva che sarebbe stato il minimo. Il ragazzo abbassò la testa. “Va bene,” disse “Allora ci vediamo al mio ritorno.” Balthazar non disse nulla, si limitò a fare un cenno con il capo. Mentre Dave si chiudeva la porta alle spalle per tornare a casa e prepararsi, Balthazar sfogliò l’Encantus. Tra le ultime pagine vide perfettamente il disegno di due persone, due anime, che in un vicolo cieco, ardevamo l’un per l’altra, non potendo però assecondarsi a vicenda.

    Una perfetta serata estiva. Era nel bagno della sua camera d’albergo. Finestra spalanca. Entrava una leggera brezza che portava dentro il sapore del mare. Si guardò allo specchio, fissando in realtà, il riflesso delle microscopiche auto che sfrecciavano sulla strada principale. Si sentiva in lontananza della musica soul leggera. La serata stava entrando nella parte calda della notte, e le discoteche, i pub, i ristoranti, gli Hotel, si preparavano a corroderla di lussuria, vanità, vizi, desideri, e passioni. Lo stesso faceva Nabila, in preparazione per una serata da Oscar. Si passò più volte la matita nera sotto l’occhio per evidenziarne la chiarezza. Sparse del fondotinta brillantinato sulle gote, e concluse con del rossetto rosso sulle labbra morbide. Si tolse l’asciugamano che nel frattempo aveva assorbito l’acqua in eccesso. Non vedeva l’ora di provare quell’abito. Non sapeva dove Horvath l’avesse trovato. Se l’avesse comprato o se l’avesse rubato, ma una cosa era certa. Aveva dei gusti assai preziosi e raffinati. Si lasciò cadere l’abito, che le scivolò sulle gambe. Il fresco della seta nera la fece sentire bellissima. Le spalline cadevano delicate, e percepì la leggera brezza, solleticarle la schiena, per via dello spacco che le lasciava nudi i lineamenti esili e perfetti. Si raccolse i lunghi capelli chiari in un chignon, e guardò fuori dalla finestra. L’altissima torre del centro, mostrava l’orologio proprio davanti a lei. Le venti e trentacinque. Horvath la stava già aspettando nella Hall, per cui decise che l’avrebbe fatto attendere un altro po’. Rovistò nel suo portagioie. Un cofanetto di legno decorato a mano. Avrà avuto più di mille anni, ma agli affetti è difficile dire addio. Finalmente la trovò, la collana adatta all’occasione. Era lunghissima e dorata. Se la lasciò cadere al contrario lungo la schiena. Il ciondolo dondolava lentamente andando a toccare la fine dello spacco. La fine della sua schiena pallida. Un ciondolo che portava il peso di un significato. Sentì un brivido quando il metallo freddo le toccò la schiena calda. Si chinò infine per mettersi le decolté nere. Si guardò nuovamente allo specchio, e ancora una volta poté sentire l’ormai tanto supplichevole e ripetitiva vibrazione del cellulare. Lo prese tra le mani e se lo portò al petto. Chiuse gli occhi. “Ti prego fa che non sia lui, non stasera, non adesso.” Pregava tra sé. Sapeva che non avrebbe retto una telefonata, che la costringeva a sentirlo ma non a toccarlo. Si fece coraggio e guardò il display. ‘Depeche Mode’. Prese su la chiama, “Si può sapere chi ti ha dato il mio numero?” “Non si rispondeva ‘pronto’ o, che ne so, ‘ciao Drake, bel fanciullo, come stai?’” Nabila rise sarcastica. Quel ragazzino non poteva sopportarlo. Primo: era uno sputo verso lo stile di ogni band rock metal, che mai avesse pestato terra. Secondo: aveva fatto carriera non come cantante ma come illusionista, e osava vestirsi come se fosse l’ultimo grande arrivo nel mondo della musica. E terzo: aveva una faccia da schiaffi impressionante. “Ciao Drake.” Riprese lei “Cosa vuoi?” “Horvath, voleva che ti avvisassi. E’ appena arrivato e ti sta aspettando.” Nabila sbuffò cercando di non farsi sentire. Uscì dal bagno, e mise a soqquadro le coperte per trovare la sua immancabile Prada. “Il signorone non riesce a chiamare la sua principessa da solo?” effettivamente questo comportamento lasciava a dir poco a desiderare. “Principessa?” le rise in faccia Drake. “Oh mio Dio! Non ci posso credere. In intimità come ti chiama? Coniglietta? O Farfallina?” la donna restò calma, impassibile. Soffiò nell’auricolare, e dall’altra parte della cornetta, il cellulare di Drake iniziò a bruciare, come se fosse stato messo su un fornello. Nabila sentì il tonfo del telefono che toccava per terra, e l’urlo di dolore che aveva provocato il suo divertente giochino. Chiuse la chiamata con aria altezzosa. Stava ancora cercando la Prada, quando alla fine, la trovò sotto il letto. Era fin troppo fine per non trovarsi un difetto. Aveva la camera in condizioni pietose! Meno male che non era una di quelle che lucidava i pavimenti dimenticandosi di se stessa. Era molto meglio il contrario, e l’effetto concreto poteva vederlo passando davanti allo specchio. Si infilò gli orecchini di perle e passò all’ultima fase. Quella che adorava di più e che si godeva lentamente. Due gocce di profumo sul collo. Dietro le orecchie. Sui polsi. Poche donne lo facevano ma lei era stata abituata a farlo nell’età d’oro di Luigi XV. Qualche goccia di profumo sulle caviglie. La destra brillava per il riflesso che la cavigliera in oro bianco, emanava alla luce della abat-jour. Adorava il suo profumo, ‘Angel & Devil’; era la sua essenza. Si versò del Rhum che era rimasto fermo a guardarla per tutta la sera, sul tavolo in vetro. Doveva trovare la carica per la serata che l’attendeva, e Dio solo sa, di quanta carica avrebbe avuto bisogno. Lo assaporò come fosse stato un vino prelibato. Tanto non stava rubando del tempo a se stessa. Sorrise all’idea di farsi attendere, e ne bevve un ultimo sorso. Infine prese la porta e fu pronta per partire.

    Lasciò la chiave al bancone della Hall, e andò verso Horvath. Lo vide al bar seduto mentre beveva un Martini. Gli toccò la spalla. “Ah sei tu.” Si volse. “Ti prego fatti guardare.” E la fece girare su se stessa. “Ti sta splendidamente, Nabila.” All’uomo brillarono gli occhi. La donna era orgogliosa di sé stessa, ma cercò di mantenere un contegno. Sorrise garbatamente. “Lo devo a te. E a questo splendido abito.” Il mago sorrise, con un pizzico di malizia “E’ solo uno straccio. Bisogna saperlo portare, per donargli valore.” Nabila non volendo, si sentì arrossire. Abbassò il volto. “Ti prego solo un secondo che finisco il drink.” Disse Horvath, che non voleva farla attendere. Nabila però gli fu accanto. Gli spostò la mano dal bicchiere, e si impadronì del calice ormai semi vuoto. Sotto gli occhi del mago assaporò il suo secondo drink. Horvath rise, e la lasciò fare. “Ora che ti ho tolto la tentazione dalle mani, possiamo andare.” Nabila sorrise mestamente e si diresse verso la porta dell’ingresso. Horvath si alzò e con entrambe le mani si sistemò il Frick. Prese il suo affidabile bastone, e si diresse verso la donna. Pose la sua mano dietro la schiena, accarezzandola delicatamente, per poi accompagnarla fuori. La sua attenzione si perse nel dondolio del ciondolo dorato e brillante, lungo lo spacco. Certo era assai difficile mantenere la concentrazione su un gioiello piuttosto che un altro, e per altro, se ne intende uno molto più gradevole e interessante. Giunti alla macchina l’autista aprì la portiera per farli entrare. Horvath aveva pensato magnificamente a tutto, rifletté la donna. Peccato che il sorriso malizioso del mago si trasformò in un ghigno di rabbia contenuto quando capì, cosa rappresentava il ciondolo che scendeva lungo la schiena di Nabila. La donna percepì nuovamente il suo sguardo viscido. Insopportabile. Senza guardarlo nemmeno negli occhi, Nabila a denti stretti precisò, “Puoi alzare lo sguardo da laggiù per favore?” voce sensuale e fredda al tempo stesso. “Mi metti a disagio.” Divenne severa. Horvath non disse niente, per evitare che si accorgesse del suo cambio d’umore. Alzò il bastone e le fece cenno di entrare nella limousine.



    (Lui.)
    ‘Sacrifice’. L’insegna era brillante, leggermente gotica. Splendeva al centro del palazzo che tagliava il cielo con le sue finestre illuminate. Nabila uscendo dalla limousine alzò il volto, sentendosi appagata. Non poteva trovarsi in un posto migliore. Sospirò. Anche se non con la compagnia giusta. “Qualcosa non va?” sentì Horvath lontano, riportarla a se stessa. Nabila scosse la testa, e si portò verso le scale che conducevano all’entrata del ristorante.

    Dave stava sistemando sul palco, ogni apparecchiatura stereofonica. Non aveva avuto modo di incontrare nessun cantante, e doveva ammettere che ne era rimasto un po’ deluso. In fondo, pensò, l’importante era passare la serata con Becky. Poteva aiutarla, starle vicino. Potevano restare insieme, nel più famoso e costoso ristorante di New York, seppur dietro le quinte. “Sei veramente bravo.” Lei si chinò, per osservare le mani abili di Dave, sistemare tutti i cavi nel migliore dei modi. “Oh, sai roba da niente.” rispose impacciato, ma orgoglioso. “Ti va,” iniziò “non so, di prendere, qualcosa giù al bar?” Becky lo guardò sorridendo, “Giù al bar?” “Sì, infatti giù al bar. Il mio portafoglio mi prende a calci se mangiamo nella sala principale.” La ragazza rise divertita. Iniziava a provare un forte affetto per quel Dave, così impacciato, ma così dolce e semplice. Socchiuse gli occhi, e fece un cenno con il capo. “Va bene.” “Va bene? Bene, allora andiamo.” Dave si alzò, e insieme scesero dal palco per prendere l’ascensore.

    Horvath stava osservando il Menù. Nabila lo imitava. I suoi occhi scorsero velocemente ogni piatto che la casa promuoveva quella sera. Era tutto così buono e sofisticato. Come si poteva scegliere tra tutte quelle pagine di delizie? Arrivò il cameriere. Horvath per mostrarsi galante gli fece cenno di prendere prima l’ordinazione della donna. L’uomo infrikettato osservò Nabila, ancora intenta a leggere. Quando alzò lo sguardo, la maga arrossì, trovandosi entrambi fermi, a fissarla. “No, no” disse imbarazzata. “Fai pure, io devo ancora scegliere.” Horvath la fulminò. Bella figura che ci stava facendo. Era plausibile il fatto che un’affascinante donna come lei, sarebbe stata perdonata per la gaffe, a differenza sua. “Però se vuoi, posso consigliare il vino.” Cercò di rimediare Nabila. Il cameriere s’illuminò, pronto a digitare il seguito, sul suo mini-computer. “Fa pure.” Horvath abbassò il volto sul menù, degnandola di poca attenzione. La donna si accigliò, ma lesse senza problemi il vino da lei scelto. “Può portare due bottiglie di Cabernet?” chiese cortese. “Ottima scelta signora,” “Ehm no, non signora. Non siamo …” il cameriere ritrasse ciò che aveva detto poco prima, “Perdoni il fraintendimento.” Nabila sorrise bonaria, poi si godette la faccia parecchio nervosa di Horvath. Quest’ultimo fece un sorriso nervoso, per non mostrarsi ancora una volta, altamente irritato. Quella donna aveva il potere di farlo impazzire, in tutti i sensi. Purtroppo in quel momento, non stava impazzendo come avrebbe voluto, o desiderato. Diede al cameriere la sua ordinazione. Quando terminò sentì la voce cristallina di Nabila ordinare un’insalata Niçoise con gratin di patate e panna, insieme al petto d’anitra al miele. Rimasti soli, Nabila percepì l’atmosfera dura e nervosa che Horvath stava emanando esplicitamente. “Scusa” sussurrò piano, per evitare che gli altri tavoli origliassero. L’uomo alzò un sopracciglio. “Non devi scusarti di niente.” Quando era evidente, che doveva scusarsi di tutto. Nabila non doveva rendere conto a nessuno del suo comportamento. Per questo aveva accennato alle scuse, solo per educazione. “Allora va bene.” disse gaia. Tanto a lei non importava quanto fosse irato Horvath. O quanto la stesse odiando. Era a suo modo, una splendida serata. Non se la sarebbe lasciata rovinare da un uomone ferito nell’orgoglio.

    La cena stava procedendo. Entrambi erano almeno al quinto bicchiere del vino rosso, e profumato che Nabila a inizio serata, aveva ordinato. Horvath sembrava già più allegro, e la donna rideva con più facilità. La musica offuscava l’atmosfera. Le luci nel corso della serata si erano fatte più basse. Soffuse. I camerieri passavano più volte per offrire stuzzichini di caviale, accompagnato con Champagne. Ogni volta che ne passava uno, Nabila lo fermava per assaporare la specialità francese. Era talmente inebriata dalla serata che non si accorgeva nemmeno, dell’invidia che provocava alla donna leggermente ‘in carne’ vicino al suo tavolo. Horvath cercava di farle bere solo Champagne. Sembrava andasse a scrocco, e che la cena appena consumata, non le fosse bastata. La donna si sentiva il volto accaldato, gli occhi lucidi, e la testa leggera. Era una sensazione fantastica, soprattutto perché non era ubriaca da dimenticarsela, ma era brilla per ricordarsela, e viverla sul momento. Il cameriere giunse nuovamente al tavolo, per chiedere il dessert. Horvath ordinò un semplice elegante sorbetto. Nabila solleticò il foglio dei dolci, con il dito esile. “Io prendo una crepè au Grand Marnier. Accompagnata con del sidro.” La donna richiamò il cameriere, mentre quest’ultimo riponeva lo stilo elettronico nel suo taschino. “Porti un altro paio di posate. Lo mangia anche il signore.” Nabila sorrise in direzione di Horvath. Una volta che il cameriere se ne fu andato, l’uomo le rivolse la parola. “Non devi viziarmi principessa.” Aveva gli occhi di un nero brillante, che avrebbero messo in guardia chiunque, ma non lei. “Non ti sto viziando, ti sto solo portando la tentazione che ti ho sottratto bevendo il tuo Martini a inizio serata.” Sorrise maliziosa. “Giusta. Come sempre.” Nabila alzò il suo bicchiere verso Horvath. Lui fece altrettanto. Il Cabernet brillò rosso, come se fosse stato fatto con l’essenza dei rubini arabi. Il lume delle candele illuminava il corpo della donna di una luce dorata. Il centrotavola immenso, profumava di rose e lavanda. Al di sopra di esso, i due fieri bicchieri, pronti per il brindisi fatale. Un brindisi che avrebbe sancito il destino dell’umanità. Il destino di uno e dell’altra. Un brindisi meraviglioso, sensuale, ma terribilmente mortale e oscuro. Ormai erano in due, e in due avrebbero compiuto il destino che aspettava Morgana, ormai da secoli. “A te Maxim.” “A te. Mia cara.” Il rintocco dei bicchieri risuonò impercettibile, leggero, delicato, ma entrambi lo sentirono. Un sorriso, un respiro, e un lungo sorso di vino. Nabila appoggiò delicatamente le labbra sul bicchiere, che sporcò lievemente con il suo rossetto. Prima che risistemasse il calice sul tavolo, Horvath si sporse “Te lo pulisco io.” Afferrò il bicchiere semivuoto. Si portò il calice alle labbra, nel punto dove esso era macchiato. Assaporò con avidità, l’ultimo goccio di vino, che poco prima era stato di Nabila. C’era un che di maniacale in quel gesto. Una vena di intimità violata che spaventò la donna più di quanto si aspettasse. Sbarrò gli occhi, e si toccò il fragile collo con la mano. Avrebbe voluto sciogliersi i capelli, per sentirsi più sicura, e più protetta, ma si trattenne. Non seppe, se Horvath si accorse del suo intimo turbamento, ma lui proseguì, come per correggersi “Così ti tolgo la tentazione. Siamo pari.” Sorrise. Ma Nabila non si sentì più sicura di quel sorriso, che a lei tornò come viscido e senza scrupoli.

    Arrivò infine il dessert. Nabila ci si fiondò senza tanti complimenti. Prima se ne andavano e prima avrebbe potuto chiudersi in camera. Lontana da Horvath e dalla sua odiosa faccia. “Non divorarlo,” disse il mago “ricorda che ci sono anch’io.” Nabila rallentò. Doveva darsi un contegno, tornare se stessa. Non poteva perdere il suo coraggio, la sua eleganza, e la forza in un briciolo di secondo. Non ora, e non dopo tutto quello che aveva passato. Lasciò il resto a Horvath. Mentre alzava la forchetta con un pezzo di crepè bagnata di sidro, Nabila posò lo sguardo verso la porta che dava sul corridoio. Lo vide passare. Un solo istante per riconoscerlo. Poco per credere che fosse vero. Strizzò gli occhi increduli. Aspirò tutta l’aria davanti a sé. Il boccone le chiuse per un istante le vie respiratorie, facendola tossire. “Tutto bene?” chiese Horvath toccandole la spalla. Nabila si ritrasse, prendendo il tovagliolo. Si pulì la bocca, e per mandar giù meglio, bevve un lungo sorso di Champagne. “Vado, in bagno.” Disse poi. L’uomo la fissò guardingo. “Sto bene.” lo rassicurò lei, alzandosi dalla sedia. “Vado solo a rifarmi un po’ il trucco.” Horvath non pretese altre spiegazioni, e lei fu libera di andare. Con movenza elegante, facendo scivolare l’abito di seta, come fosse l’increspatura del mare notturno, uscì dalla porta.

    Percorse tutto il corridoio con emozione, e impazienza palpabile. Mosse violentemente il capo. Sentì i capelli dondolarle. Segno che il chignon stava cedendo alle scosse violente dei suoi movimenti. “Non posso essermelo sognato.” Disse fra sé. Sentì dei passi nel corridoio. Eppure era sola. Notte. Al ‘Sacrifice’. Si volse. E lo riconobbe. Stava sul ciglio della scala, dove finiva il tappeto rosso che accompagnava il corridoio. Capelli più ordinati del solito, ma non troppo. Scarpe a punta. Camicia e Jeans neri. “Balthazar,” disse con un filo di voce. L’uomo, fremeva. Era sorpreso, quanto lei, di trovarla lì. Un attimo, e il mago si teletrasportò. Fili grigi, accarezzarono il volto caldo della donna. Lui le fu davanti. Respiro, contro respiro. Le loro labbra, alla ricerca l’un dell’altra, come due calamite. Si sentivano, si sfioravano, ma ancora non si toccavano. Chi una smorfia, chi si ritraeva. Un gioco a nascondino, che stava per scoprire troppa passione repressa, per troppo tempo. Si potevano sentire i pensieri di entrambi. “Non farlo. Soffre, alla sola, tua unica visione. Non me ne frega, dannazione! Lei è qui, ora. Deve esser mia!” “Non hai alcuna voglia di mentirgli, ora. Non hai il marchio. Non puoi nemmeno provarci, a ingannarlo. E’ la mia parte! Lui deve crederlo, per il bene di entrambi! Non deve guardarmi, non deve respirarmi, non può toccarmi …” si sentì sospirare “Non posso nemmeno fare finta di soffrire, senza ingannarti ancora una volta, poiché mi sento realmente scoppiare il petto.” Nabila volle pensarle, ma le parole uscirono sussurrate, e chiare all’orecchio di Balthazar. “Allora fallo scoppiare.” Non esistevano più, inganni, storie, passato. Non esistevano bugie, piani loschi. Magia bianca, magia nera. Non esisteva maledizione ormai, che potesse fermarli. Le labbra si trovarono, si persero, e si riallacciarono. Si spingevano, uno contro l’altra per sentirsi a vicenda. Volevano provare una sensazione vera, fisica, per poi avere la sicurezza che non sarebbe mai più svanita. Ne avrebbero portato i segni sul loro corpo, ma era la realtà che stavano cercando. Entrambi. Né Balthazar, né Nabila sarebbero scomparsi come un sogno proibito, l’un per l’altro. Il mago spinse la donna contro il muro e le prese i fianchi. Erano morbidi, sensuali e avevano la forma della sua mano. Sua, di nessun altro. Balthazar appoggiò il suo orecchio su quello di Nabila. Poteva sentire il profumo pulito dei suoi capelli. Lei divorò con le mani, le sue ciocche brizzolate ribelli, facendogli affondare il volto oltre la spalla pallida. Ebbe un fremito, quando sentì il respiro del mago solleticarle l’incavo del collo. Lei chiuse gli occhi, strinse forte e delicatamente, il volto di lui contro il suo petto. Lo abbracciò, come fosse stato un ultimo gesto disperato di redenzione. Si sentì rigare il volto dalle lacrime. Lacrime di liberazione. Per lei. Per lui. Nabila che accarezzava con le labbra, l’orecchio del suo Zar. Lui si appoggiò al corpo esile e perfetto della donna. Nabila ne sentì il peso, ma non si ritrasse. Lo strinse più forte. Una mano fra i suoi boccoli argentati, una sulla sua ampia schiena. Le sue labbra che cercavano nuovamente quelle di lui. Si sarebbe abbandonata. Lui che la faceva sentire protetta, che la rendeva pulita con ogni suo bacio, ogni suo sguardo, ogni suo respiro. Lui non le faceva del male. Non l’avrebbe mai fatto. Zar non la violava. Zar era parte di lei. Tutto di quell’uomo le urlava virilità, fascino e attrazione. Tutto di quella donna gli urlava gentilezza, sensualità, e desiderio. Entrambi posero la nuca, l’una sull’altra. Chiusero gli occhi. Balthazar portò delicatamente il volto fresco e bagnato della donna tra le mani. Nabila posò le sue mani su quelle del mago, accarezzandone le vene, sentendo ogni anello che ne ornava le dita. Sapevano il rischio. Ma sapevano anche, che non se ne sarebbero pentiti. Nabila era consapevole che stava mandando tutto a puttane. Il piano, l’inganno, ma era l’uomo che aveva davanti, a essere l’unica sua attenzione, l’unica sua premura. Balthazar, sentiva che poteva esser fatale. Ma percepiva anche, quanto fosse necessario. Quanto lo desiderasse.

    Infine aprirono gli occhi. Si guardarono. Uno sguardo che congedò ogni parola.




    Edited by ‚gauloises - 11/4/2011, 22:06
     
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  3. kitsune'
     
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    *-* bel capitolo! Graziee *__* ♥
     
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    A me Horvarth sta simpatico come personaggio ùù è tetro
    e poi anche io dico alle ragazze gioia xD ahah
    Però sto fatto che Nabila fa st'alleanza per salvare il culo a Zar non me va ùù e poi sto Horvarth va bene solo per combattimenti a colpi di maledizioni o altro... ma a fare il cattivo ragazzo che si porta a letto donne più giovani di lui non va bene! ùù vogliamo un combattimento (ricordo ancora quello al Washington Square Park! ** uno dei capitoli più belli!)
     
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  5. ‚gauloises
     
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    non se l'è portata a letto alex!! weeee come ti corre il cervello XD mi piaccion troppo i vostri commenti! *__*
     
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    però lui vuooooooooooooooole ahahahah xD
     
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  7. ‚gauloises
     
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    dovrei inserire nella storia un personaggio che si addica a te alex! In difesa della dama Nabila, x allontanarla dalle grinfie di Horv (;

    *vuoooooooooooooooooole
    si era ben chiarito xD
     
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  8. ‚gauloises
     
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    + 2 new capitoli!!! only for you!
     
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    CITAZIONE (‚gauloises @ 11/4/2011, 20:08) 
    dovrei inserire nella storia un personaggio che si addica a te alex! In difesa della dama Nabila, x allontanarla dalle grinfie di Horv (;

    *vuoooooooooooooooooole
    si era ben chiarito xD

    Nooooooooooooooooo *-------------------------------* cavolo, lo pretendo adesso questo nuovo pg! ùù xD

    ahahahhahaha mi fa piacere che chiarisci il vuole perchè,da come si può capire, Horv è vecchietto ahahhaha
    adesso mi leggo i capitoli!
     
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    CITAZIONE
    Horvath la stava già aspettando nella Hall, per cui decise che l’avrebbe fatto attendere un altro po’.

    ahahahah qualche minuto in più, qualche minuto in meno...
    Fantastica anche la scena del telefono che va a fuoco:D

    O_O la mia espressione quando ho letto dove cavolo stava andando Nabila! Su Zar alza quelle chiappe dal tuo covo segreto e segui,per l'ennesima volta,Dave! ahahahah
    Un po' permalosetto il signore Harv eh? xD

    Volevo vedere che espressione avesse avuto Nabi a vedere Dave ma fa niente, meglio aver visto Zar anche se devo dire, in tutta verità, che tra Zar e Harv, mi fa divertire di più Harv... è un po' sfigatello: vuole fare il bellino GIOVANE, quando non lo è! ahahahahah
     
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  11. ‚gauloises
     
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    NO TU NON PUOI AVERLI LETTI TUTTI E DUE!!
    ...
    cmq Zar è un tatolo! Ma Horv anche a me diverte, e io mi diverto a girarmelo come cattivo poco poco bastardello e bisognoso!
     
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    E INVECE SI! Se vuoi ti faccio anche un riassunto dettagliato! ùù ehehehe
    Ahahahah infatti, mi sono immaginato la scena del bicchiere di vino e io me la ridevo pensando una Nabila non terrorizzata ma una Nabila come a dire ma ca*** fai? Mi piace troppo Nabi *---*
     
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  13. ‚gauloises
     
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    e io amo il fatto che come personaggio faccia colpo *--*
    Ho sempre paura di sgarrare qualcosa ... ad ogni modo poi dimmi bene per che coppia tifi xD
     
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    Harv e Nabila NO! ahaha
     
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  15. kitsune'
     
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    CITAZIONE (ƒeltanön· @ 11/4/2011, 23:08) 
    Harv e Nabila NO! ahaha

    xD quoto!
     
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29 replies since 24/8/2010, 18:14   186 views
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